Da pastori anglicani a preti cattolici romani
È di queste ore (20 ottobre, 2009) l'iniziativa del Vaticano che consente a chierici (pastori) anglicani sposati di riunirsi alla chiesa di Roma. Il cardinale William Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede (ex-Sant'Uffizio), ha presentato i contenuti di una "Costituzione apostolica" preparata appositamante da Benedetto XVI per favorire il rientro nella comunione con Roma dei preti anglicani. Il documento riguarda soprattutto quei chierici anglicani che dissentono dalle aperture dell'arcivescovo di Canterbury (Rowan Wiliams) favorevole a donne sacerdote e preti omosessuali.
Si tratta, a ben vedere, di un fatto eccezionale per la chiesa cattolica. È lecito chiedersi se l'accoglienza di preti anglicani sposati nella chiesa di Roma non possa preludere ad un qualche cedimento della posizione cattolica che esige il celibato dei preti.
È pure interessante notare che la stessa "Costituzione apostolica" esclude l'ordinazione di uomini sposati a vescovi. Siamo purtroppo ben lontani dai criteri formulati del Nuovo Testamento, secondo i quali il vescovo deve invece essere sposato, marito di una sola moglie, perché se uno non sa governare la propria famiglia, come può aver cura della chiesa di Dio? (cfr. 1 Tim. 3; Tito 1).
Un'altra considerazione riguarda il passaggio stesso da "anglicani" a "romani", due termini che significano appartenenze nazionali (angli= Inghilterra; romani=Roma). Ciò è davvero strano, perché il Vangelo proposto da Gesù va ben oltre ogni nazionalismo (regionalismo, localismo), arrivando al punto di dire che nel Signore Gesù non c'è più né giudeo né greco, poiché tutti sono uno in Cristo (Gal. 3,28). Speriamo e preghiamo che si possa tornare umilmente al Signore di tutti, Pastore e Vescovo delle anime di tutti, dinanzi al quale non esiste fede nazionale né tantomeno credo nazionalistico.
Si ricordi infine che la chiesa anglicana permette da sempre il matrimonio dei propri pastori. Anche la recente cinematografia ha mostrato i preti anglicani normalmente sposati in "Orgoglio e pregiudizio" o in "Emma" (tratti dai capolavori di Jane Austen). La chiesa cattolica esige invece il celibato dei preti ed esclude l'ordinazione di uomini sposati all'ufficio di vescovi, come fanno pure le chiese ortodosse. Ma come è sorto il celibato nella chiesa? E come mai tante diversità di nomi tra le diverse chiese, cattolica, anglicana, ortodossa? (ma la lista è ben più lunga...). Per rispondere a queste domande, interessanti sia dal punto di vista storico che biblico, è utile la lettura di Hans Küng, La chiesa cattolica. Una breve storia, Milano, 2001 (versione inglese The Catholic Chuch. A Short History, New York, 2001, 2003). Il volume di Küng è di facile lettura e si raccomanda per le informazioni che presenta come pure per l'onestà intellettuale dell'Autore. Alle gerarchie che ritengono che il celibato di preti o pastori sia una condizione imprescindibile, si può sempre ricordare la frase biblica "non è bene che l'uomo sia solo; io (Dio) gli farò un aiuto che gli corrisponda" (Gen. 2,18). Non è forse anche questa "Parola di Dio"? Perchè contraddirla per rispettare tradizioni ecclesiastiche?
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