Riflessioni / gennaio 2009 / Due libri. Due destini
DUE LIBRI. DUE DESTNI.
Il libro della vita
“Il mondo è un luogo piuttosto violento”. Così ha detto Harold Pinter (vedi foto giovanile), nobel per la letteratura nel 2005 morto giorni fa. Questo scrittore inglese ha rappresentato il disagio del mondo moderno, l’illogicità che si insinua nelle conversazioni più normali, la desolazione dell’uomo che vive una vita senza certezze, in cui tutti e ciascuno sono isolati gli uni dagli altri in un mondo dominato da meccanismi di autoconservazione e quindi di aggressione verso gli altri. Ognuno sta come chiuso in una stanza dove ha creato i suoi precari equilibri, finché non interviene una svolta, un elemento esterno che ci coglie in una condizione estrema, che mette in discussione il senso di un’intera esistenza e distrugge gli equilibri. La cifra della persona umana è la sconfitta. Ecco l’amara lezione impartita ogni giorno agli uomini dalla vita.
Ci sono almeno due modi per imparare come e perché si sta al mondo. Si può imparare dalla vita e si può imparare dalla Bibbia. Il libro della vita è parola di uomo. La Bibbia è Parola di Dio.
Claudio Villa volle che sulla sua lapide tombale ci fosse scritto “vita sei bella, morte fai schifo”. È vero, la vita è bella... quando è bella, cioè quando si è in salute, si ha un lavoro decoroso, una bella famiglia, amici cordiali. Però può presentarsi la malattia o la disgrazia o la disoccupazione; possono esserci dissapori che sfociano in vere e proprie liti. Come si dice, “parenti serpenti”, “fratelli coltelli”. Un figlio nel quale riponevamo il nostro amore ci delude, prende una strada sbagliata, si allontana da noi. Una donna che era la forza della famiglia s’ammala e muore. E allora la vita diventa uno schifo.
Dalle sofferenze della vita s’impara una pazienza disperata. Ma s’impara anche l’insensatezza di questa vita: c’è chi perde il lavoro e chi s’ingozza di guadagni; una persona di valore perde un braccio e l’imbecille esce indenne da un incidente pauroso; un governo decide di portare la guerra in un’altra nazione dove regnava una pace relativa e la vita di interi popoli non è più neppure passabile; un barbone vive dormendo su una panchina e qualche balordo gli dà fuoco; una donna in bicicletta viene scippata, cade e muore; una bambina è strappata all’affetto dei genitori da leucemia fulminante.
Un personaggio del romanzo Tempi difficili (Charles Dickens, 1854), pensa di poter spiegare i casi della vita solo con i fatti (“facts, facts, facts!”), senza alcuna considerazione per i sentimenti. Capirà poi di avere torto. Nella seconda metà dell’800, in piena rivoluzione industriale, ci si era già accorti che i fatti della vita non spiegano il disagio interiore della persona e il senso d’incertezza che domina questo mondo desolato. È la lezione terribile della vita.
Il libro della Bibbia
La Bibbia si presenta all’uomo come Parola di Dio. Senza la Bibbia sapremmo ben poco di Dio e non sapremmo nulla di Gesù. Gesù ci mostra il Padre, anzi personifica l’Amore di Dio e ci avvicina in modo unico a Dio-Amore. Nessuno può sostituirsi a Gesù che ci regala l’Amore di Dio. Nessuno come Gesù riesce a parlare al cuore della persona umana guarendone le ferite interiori. Egli mostra la sua forza con segni eccezionali che ne dimostrano la potenza divina: guarisce il servo di un ufficiale romano, risuscita il figlio morto di una vedova, perdona la peccatrice che gli bacia e ribacia i piedi, guarisce indemoniati e epilettici, attribuisce grande valore ai piccoli intesi sia come bambini che come persone dal cuore umile, insegna a pregare, esorta ogni persona a seguire Lui e soltanto Lui mediante la fede ubbidiente alla Sua Parola.
Quanto sarebbe più vivibile e meno desolante questa vita, se i cristani-atei di oggi si facessero consigliare e guidare da Gesù che parla a tutti nel Nuovo Testamento! Egli parla continuamente di Dio, del Padre: se voi che siete malvagi sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro donerà cose buone a chi gliele chiede! Gesù guarisce un paralitico, ma solo per dimostrare d’esser capace di fare una cosa ancora più difficile: perdonare la persona veramente pentita. Gesù insegna che il cuore dell’uomo può non essere la dimora del vuoto, ma la dimora dell’amore di Dio.
L’ignoranza e l’immaginazione della potenza della ricchezza producono vuoto e presunzione. Così si diventa palloni gonfiati. Il cuore va invece educato con la Parola di Dio, come un giardino che dia i frutti migliori del ravvedimento profondo e serio. Continuamente Gesù dice nel Vangelo la frase “non temete!”, proprio perché conosce per esperienza diretta le nostre paure e vuole renderci forti anche nelle prove più dure della vita.
Gesù non ci abbandona, perché è vivo e vive per noi. È vivo perché è risorto. Se noi ci avviciniamo con fiducia a lui, egli si fa trovare, ci parla nelle pagine ispirate da Dio della Sua Parola, ascolta le nostre parole e le preghiere di chi si rivolge al Padre con semplicità di cuore. Gesù è davvero l’Unico Signore che è in grado di venirci a cercare e a ritrovare nel fosso nel quale ci siamo andati a cacciare con le nostre paure, i nostri comportamenti errati. Occorre solo da parte nostra che noi lo riceviamo come “piccoli fanciulli”, abbandonando la nostra presunzione e supponenza, cose che ci rendono “grandi” solo ai nostri occhi.
Quanto vivremmo meglio se abbandonassimo il nostro cristiano ateismo pratico e tornassimo a considerare Gesù che ci parla nel Nuovo Testamento! Egli può spezzare il nostro isolamento. La vita non è più una serie di giorni uguali e inutili, ma acquista il senso di un cammino verso l’incontro più entusiasmante, quello con il nostro Padre Celeste. Perciò preoccupiamoci meno del male che possiamo ricevere, e impariamo da Gesù che né la morte né la vita, né angeli né potenze, né cose presenti né cose future potranno mai separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù Signore.
La vita senza Dio è una sconfitta. I fatti visti senza fiducia e con sospetto producono paura. Solo la Parola di Dio può mutare anche il fatto più negativo in espressione di ravvedimento, d’amore gli uni per gli altri, di vittoria in Cristo. A noi la scelta del nostro destino.
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