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Gesù
e le donne
Siamo
di fronte ad atti di violenza fatti di banalità del male, mancanza di
ogni senso della costruzione nei rapporti personali, vuoto morale,
distruzione.
Nella prima parte della Ballata del
vecchio marinaio di Coleridge, scritto per cercare un’introvabile
spiegazione del male, si narra di un veliero che salpa per solcare i mari
del sud. Colpito dalla tempesta, resta imprigionato fra i ghiacci
dell’Antartico: Il giaccio era qui, il ghiaccio era là,/ intorno non era che ghiaccio:
/ scricchiolava e ringhiava e ruggiva e ululava, / come rumori in un
delirio! Appare però nel cielo l'albatro, grande uccello marino. La
sua presenza rincuora la ciurma, e l’uccello segue la nave finché
questa emerge dai ghiacci. Poi, contro le leggi dell’ospitalità, il
Marinaio uccide il volatile. Perché
lo uccide? Senza motivo. E questo atto insensato è simbolo di questa arida
incapacità di scorgere negli esseri un legame di unità superiore al loro
mero valore di uso (Ettore Canepa).
Noi che siamo stati resi capaci di vedere il mondo quasi solo mediante la
TV, sembriamo quasi incapaci di accorgerci dei segni del nostro tempo.
Quante violenze restano ignote alla società, alla legge e… alla
televisione!
Certo, ci sono le leggi, ma qualunque legge riesce di rado a dissolvere la
violenza là dove essa s’annida: nel cuore
umano. La buona notizia (vangelo)
di Gesù per tutti è che ciascuna donna è degna d’essere considerata
ben al di là del suo corpo; con una donna si può e si deve parlare e
ragionare assieme; la parola di una donna va valutata; l'aiuto delle donne
va apprezzato; su di esso si può e si deve contare, proprio come sul loro
servizio.
Gesù desidera scrivere la sua norma alta nelle coscienze delle persone: Porrò
le mie leggi nelle loro menti, e le scriverò sui loro cuori. A volte
una tale scrittura nella mente riesce. Ma questo fa forse cessare d'incanto
la violenza? No. Gesù per primo sa bene che i violenti sono sempre pronti
a impadronirsi del suo regno di dolcezza, giustizia, pace.
La madre anziana che, con l'indice sulle labbra, bisbiglia all'amica che
taccia e non divulghi la violenza che la figlia subisce dal marito, stolto
energumeno, è uno dei mille casi in cui l'uomo, quotidianamente manesco
in casa propria, si tramuta poi nel domenicale cristiano. C’è poi la
violenza del fallito, che invidia chi sa donare. C’è la violenza
dell'asociale, arricciato nella sua indifferenza, che odia chi sa godere
della buona compagnia. C'è quella dell'ignorante, che invidia chi sa
imparare. C'è quella dell’instabile caratteriale, che rumina fiele
contro i costruttori di pace. C’è la violenza di chi agisce per
disonorare altri, e poi si ritaglia il ruolo di vittima per uscire dalla
situazione con falso onore.
Se è vero che non possiamo non dirci «cristiani», è pure vero che i più
ignorano il Vangelo. A noi si addice il detto di Gesù: Ascoltate
pure ma senza comprendere, osservate pure ma senza riconoscere.
Nonostante superficialità e presunzione, occorre ribadire che solo con
Gesù possono sparire le vecchie tendenze alla violenza. Gesù
vince la maledizione dell’Eden e pone donna e uomo sullo stesso
piano umano/spirituale. Da Gesù s'impara che chi dice d’essere credente
e fa il violento in famiglia è un uomo che non viene ascoltato da Dio (1
Pietro 3). Torniamo al Maestro Gesù per sconfiggere la violenza che è in
noi.
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