Riflessioni

RIFLESSIONI / luglio

Altri credenti Questa pagina, interamente curata e finanziata dalla comunità cristiana che si incontra a POMEZIA via Fratelli Bandiera, 2 ha il solo fine di promuovere il ragionamento sui temi importanti della vita e della fede in Cristo. UN ALTRO MODO DI CREDERE Forse non ce ne siamo accorti ma la nostra società cristiana è diventata atea. Non all'improvviso, ma piano piano, e tuttora non sembra, perché le famiglie continuano a portare i figli al "battesimo" e alla "prima comunione". Poi però quei ragazzi crescono, diventano giovanotti e ragazze, e la loro vita rispecchia un vero e proprio ateismo pratico: mancanza di rispetto per Dio e Gesù, ignoranza della Parola del Signore, credenze superstiziose e più o meno pagane (tarocchi, segni zodiacali, statuine miracolose). Ma più che questo, l'ateismo pratico sta nel modo di vivere. Chi ormai cerca la benedizione di Dio quando decide di sposarsi? Il matrimonio è per una minoranza di "anormali"! Molti scelgono la comoda convivenza. Nella vita conta di più chi più ha, chi più riesce a frodare, chi è furbo, chi riesce a farla franca, chi non ha scrupoli, chi non ha rispetto per gli altri. Questo è ateismo pratico. Anzi, a dire così si rischia di offendere persino qualche ateo serio, che non si riconosce nella facile immoralità espressa da questa società cristiana. C'è pure l'ateismo religioso, che ignora il Vangelo anche quando sfoggia cerimonie religiose... finite le quali, la vita riprende come prima, senza che nulla cambi. L'ignoranza del Vangelo, d'altra parte, è da attendersi in una società che mai è stata abituata alla lettura e alla meditazione saggia sulla Parola di Dio: Parola tradita dalla tradizione umana, ignorata dalle menti delle persone, sconosciuta ai più. Non lamentiamoci, poi, se i matrimoni si sfasciano dopo pochi mesi, se le famiglie si dissolvono anche dopo vent'anni, se i figli li perdiamo, se c'è incomprensione, mancanza di rispetto, villania, maleducazione, volgarità ad ogni livello. Tali sono i frutti di un albero decrepito e malato. Se il mondo è malato (se la persona umana è malata), bisogna sapere che è possibile guarirlo. Nelle difficoltà presentate da una società malata e distratta, e proprio per questo bisognosa della cura spirituale amorevole, occorre ritrovare la Parola di Gesù. Bisogna imparare a conoscere la sua sobrietà, la sua azione positiva, il suo rigore morale e spirituale, il suo affetto. Il vangelo dice che bisogna ritrovare l'albero della Vita, i cui frutti sono per la nostra guarigione morale e spirituale (Apocalisse 22). Quest'albero è Cristo Gesù! Si può, e quindi si deve, ritrovare il criterio per imparare a impostare la vita in una maniera adatta alla persona umana, perché sia vita umana e non più disumana. PIETRO, ROCCIA DELLA CHIESA? Recentemente il papa ha detto che la Chiesa "è sempre Chiesa di Cristo e non di Pietro. È così descritto con immagini di plastica evidenza quello che la riflessione successiva qualificherà con il termine di «primato di giurisdizione»" (Osservatore Romano, 08/06/2006; nero nostro). Il Vangelo non parla mai di un primato di giurisdizione per Gesù (che pure è il Figlio del Padrone dell'Universo!) o di uno degli apostoli. Gesù preferisce insegnare il primato dell'affetto in Dio. Quando mai vediamo nel Vangelo Gesù avvalersi di una giurisdizione per attuare o esprimere l’amore del Padre? Lo studioso (tuttora) cattolico Hans Küng scrive a questo proposito: Nei primi secoli non vi è alcun elemento che attesti un primato giuridico – o tanto più una preminenza basata sulla Bibbia – della comunità romana o addirittura dei vescovi di Roma. In particolare, inizialmente a Roma non vi fu, come già sappiamo, alcun vescovo unico. La promessa fatta a Pietro, Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa…, orna in gigantesche lettere nere su fondo oro la basilica di San Pietro ed è così rilevante per gli attuali vescovi di Roma, ma non è riportata per intero in nessun testo cristiano (...). Nei primi secoli del cristianesimo la sovranità di una chiesa sulle altre veniva rifiutata persino in Occidente. Al tempo dell’imperatore Costantino era comunque chiaro chi avesse il primato giuridico nella chiesa: ovviamente l’imperatore. Egli, il Pontifex maximus, il supremo sacerdote, deteneva il monopolio legislativo in materia di religione (ius in sacris). (H. Küng, La chiesa cattolica, 2001). Ratzinger non può affermare che il «primato di giurisdizione» è presente nel testo del Nuovo Testamento. Se lo fosse, il papa ce lo avrebbe fatto notare di certo. No, il «primato di giurisdizione» è assente dal Vangelo, perché è frutto di riflessione successiva, cioè di ragionamenti posteriori: posteriori a Cristo; posteriori agli apostoli; posteriori persino ai primi vescovi romani. «Riflessione successiva»: e quindi non in linea neppure con la più antica e nobile tradizione della Chiesa di Cristo, la tradizione apostolica. Cristo Gesù è il Patrono dei credenti e parla ancor oggi nelle pagine ispirate del testo biblico. Egli è davvero «con» i discepoli Suoi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Matteo 28,20). Ubbidendo umilmente a Lui possiamo essere Chiesa appartenente al Cristo, popolo di Dio in senso pieno, senza nulla aggiungere e nulla togliere alle Scritture (2 Timoteo 3,16).   Informazioni: cell. 339 577 3986

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