Il titolo del libro è Addio alle armi,
ed eccettuati tre anni da quando è stato scritto, c'è stata quasi continuamente una guerra di qualche genere. C'era qualcuno che diceva sempre, perché questo tale è così
preoccupato e ossessionato dalla guerra, e ora dal 1933 forse è chiaro perché
uno scrittore debba interessarsi al continuo, prepotente, criminale, sporco
delitto che è la guerra. Siccome di guerre ne ho fatte troppe, sono certo di
avere dei pregiudizi, e spero di avere molti pregiudizi. Ma è persuasione
ponderata dello scrittore di questo libro che le guerre sono combattute dalla
più bella gente che c'è, o diciamo pure soltanto dalla gente, per quanto, più
ci si avvicina a dove si combatte e più bella è la gente che si incontra; ma
sono fatte, provocate e iniziate da precise rivalità economiche e da maiali che
sorgono a profittarne. Sono persuaso che tutta la gente che sorge a profittare
della guerra e aiuta a provocarla dovrebbe essere fucilata il giorno stesso che
incominciano a farlo da rappresentanti accreditati dei leali cittadini che la
combatteranno.