INDIFFERENZA E GARANZIE
Indifferenza e garanzie
Se non ci credete, chiedetelo alle persone che sono malate,
chiedetelo ai morti sulle nostre strade quest’anno e alle loro famiglie
«Nel nostro mondo occidentale regna sempre più l’indifferenza nei confronti di Dio […] al punto che si parla ormai di epoca non solo secolarizzata ma post-cristiana». Inizia così un breve ma intenso articolo di Enzo Bianchi, della Comunità di Bose (La libertà di credere, in la Repubblica, 16/12/2019, p. 22).
Sull’articolo in sé si rifletterà in altra occasione, qui si raccoglie solo, e anzitutto, la problematica dell’indifferenza verso Dio. La quale indifferenza è ormai evidente, ma nonostante la quale ci si accinge alle prossime festività religiose.
Queste festività hanno sempre meno il senso e il sapore della vera fede fiduciosa – che si fonda sulla parola di Cristo espressa nelle sacre Scritture – mentre hanno sempre più il senso e il sapore delle varie pietanze, anzi spesso delle abbuffate, che sono ormai il tratto distintivo delle feste religiose, le quali ben poco o quasi nulla hanno a che vedere con la fede.
Sulle feste ecco il gustoso e per nulla superficiale punto di vista del noto e amato Andrea Camilleri, o almeno di uno dei suoi personaggi:
Stava per raccuminzari la gran camurria delle feste! Che lui proprio non sopportava cchiù, non per le feste in sé, ma per lo scassamento di cabasisi dei rituali di auguri, rigali, pranzi, cene, inviti e ricambi d’inviti. E po’ i biglietti d’augurio con la spiranza che l’anno novo potiva essiri migliore di quello appena passato, spiranza vana pirchì ogni anno novo alla fine arrisultava sempre tanticchia peggio di quello che l’aviva preceduto (Il campo del vasaio, 2008).
È difficile non concordare. Per cui, ci si può chiedere: ma allora, perché si continua a farle queste feste? perché continuare con le solite cerimonie, le solite formule, i soliti riti, ai quali si assiste ormai con attenta distrazione.
La risposta non è difficile: le festività costituiscono una garanzia.
La garanzia che, nonostante tutto, le cose continueranno nella stessa maniera, che nulla in fondo cangerà, che ci si ritroverà l’anno prossimo più o meno come siamo ora, che il mondo gira, gira, gira ma in fondo le cose restano le stesse. Andrea Camilleri, però, avverte che non è proprio così, che anzi non lo è affatto.
Se non ci credete, chiedetelo, per esempio, alle persone che in questi giorni sono malate negli ospedali; chiedetelo ai giovani morti sulle nostre strade quest’anno e alle loro famiglie; chiedetelo a chi quest’anno ha perso il lavoro. Per tanta gente «i biglietti d’augurio» non hanno senso e «la spiranza» si cangia spesso in disperazione.
E allora le feste? E la garanzia delle festività? Che senso ha tutto ciò? Il problema sta proprio qua.
Scrive ancora Enzo Bianchi che «la fede cristiana rifiuta le garanzie, mentre la religione le offre». Le festività religiose, caratterizzate come sono da fede fatua, sono una garanzia di continuità, almeno apparente, come detto sopra.
Ed ecco un altro esempio, altrettanto basso e futile, di garanzia:
Cos’è il Regno di Dio? […] Ecco cosa può significare per voi: un giusto governo che farà gli interessi di ciascuno di voi individualmente […] Vita in perfetta salute e felicità nel futuro nuovo mondo (da un volantino della organizzazione religiosa jw.org).
Qui le parole rivelano e promettono garanzie: “giusto governo”, fare gli “interessi” di ognuno, vita, salute. Ci sono proprio tutti gli ingredienti di un oroscopo meraviglioso, una profezia garantita con il classico soddisfatti o rimborsati. Il tutto è condito con citazioni tratte da Isaia, il profeta che morì trucidato… perché mai? per profetizzare la verace Parola di Dio o per promettere e garantire «gli interessi di ciascuno di voi individualmente»?! Altra citazione tratta da Giovanni, l’apostolo che finì in galera… perché mai? per predicare il giudizio del Cristo che viene o per garantire «vita in perfetta salute e felicità» ai gonzi?!
Ecco, dunque, la garanzia promessa dalla «camurria delle feste», la garanzia autenticata da facili profeti fasulli. Sono le promesse garantite, le stesse fatte a Pinocchio dall’amico Lucignolo che lo porterà nel Paese dei Campanelli... E quanti Pinocchio ci sono in giro, pronti a credere a false garanzie di tutti i generi! È così facile voler credere alle bugie, purtroppo.
Faremmo davvero il nostro bene se, invece di affidarci a garanzie menzognere che generano indifferenza, ci accostassimo con umiltà e amore al Cristo Gesù del Nuovo Testamento e imparassimo da Lui solo.
Si consideri l’esempio di Abramo: «Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava» (Ebrei, 11). Quando Dio si rivelò ad Abramo, questi lasciò la propria famiglia e partì senza garanzie, per pura fede ubbidiente e andò senza sapere dove andava – appunto: nessuna garanzia.
Credere è il massimo atto di libertà personale. Credere non è alienazione, come lo è, invece, la gran camurria delle feste o dar credito ai profeti di facili garanzie false.
Si legge ancora nel Nuovo Testamento che «per fede Mosè, appena nato, fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino era bello; e non ebbero paura dell’editto del re» (Ebrei, 11). Ma i genitori di Mosè non ebbero alcuna garanzia che la loro fiduciosa disubbidienza all’editto del re non sarebbe stata punita severamente. Agirono per fede fiduciosa, non per garanzia.
Cristo Gesù stesso agì e insegnò per fede, senza avere la garanzia che le folle o che gli stessi discepoli lo avrebbero capito, che lo avrebbero seguito e avrebbero poi ubbidito. Molti non lo hanno seguito allora, né oggi lo seguono. La sua fede fiduciosa fu premiata perché osò, per pura fede, arrivare fino alla morte vergognosa della croce. E fu premiato dal Padre mediante la gloriosa risurrezione. Questo è il Cristo che oggi siede come Re vivente sul suo trono. Non la garanzia offerta dal bambinello infreddolito riscaldato da animali, e neppure la garanzia dei “propri interessi individuali” (purissimo e religiosissimo egoismo umano), bensì il Cristo che esorta anche noi oggi alla conversione, alla fede per amore, alla fiducia per puro atto di libertà e gratitudine.
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Roberto Tondelli (Libertà Sicilia, 12 2019)
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