Riflessioni

Sulla santità

Tutti i santi Quale “santo” decretato tale da un tribunale umano potrebbe dire “io ho dato me stesso in riscatto per tutti”? Ludovico Brea, Pala di Ognissanti (1513) Coloro che secoli fa pensarono, per il bene del popolo di Dio, di istituire la festa di Ognissanti al primo di novembre guardavano all’aldilà – proprio quell’aldilà che oggi, dicono molti, non esiste più. In un momento imprecisato della storia, ma certo non risalente né a Gesù né agli apostoli né alla primitiva tradizione cristiana universale (= cattolica), si è pensato che fosse cosa buona per i cristiani avere dei mediatori nell’aldilà per impetrare grazie e portare a Dio le preghiere di tutti coloro che avrebbero utilizzato, appunto, l’intercessione di defunti dichiarati “santi” da un tribunale autorizzato. L’istituzione del culto dei santi non poteva prevedere che, dopo il medioevo, la riscoperta della sacra Scrittura avrebbe convinto molti a cercare di essere santi nell’aldiqua, come dice il Vangelo, senza che un sinedrio ecclesiastico decidesse sulla santificazione di questo o quello. Leggendo l’Evangelo si nota che le lettere degli apostoli sono indirizzate a “santi”. Paolo e Sòstene scrivono “alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati SANTIFICATI in Cristo Gesù, chiamati ad essere SANTI insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” (1 Corinzi, 1). Analogamente la lettera ai credenti di Filippi è indirizzata “a tutti i SANTI in Cristo Gesù che sono a Filippi”; quella agli efesini è scritta “ai santi che sono in Efeso, credenti in Cristo Gesù”. Nel Nuovo Testamento i “santi” sono dunque credenti che vengono esortati ad agire secondo i criteri e i princìpi di Gesù, che ricevono i frutti della generosità altrui, che prendono decisioni circa la missione della comunità, e così via. Sono, cioè, persone vive, vegete e impegnate responsabilmente nella buona testimonianza del Cristo risorto. Non si tratta di credenti impeccabili o dal comportamento semiperfetto; ma non si tratta neppure di discepoli/discepole che si abituano al peccato perché incapaci di distinguere il male in satana dal bene in Cristo. La maturità morale e spirituale dei santi a Corinto, come pure la loro conoscenza, lascia molto a desiderare. I santi della comunità di Filippi debbono imparare a non essere fazioni né vanagloriosi. I santi della chiesa di Efeso debbono imparare a meglio imitare Dio nella loro vita personale, famigliare e comunitaria. Si vede quindi che non si tratta di credenti perfetti o privi di peccati e neppure particolarmente esemplari. Erano discepole e discepoli che avevano aderito a Cristo iniziando così un CAMMINO DI SANTIFICAZIONE che proseguiva nel corso della loro esistenza umana. Proprio la loro immaturità morale spirituale rendeva necessaria l’istruzione apostolica espressa appunto nelle pagine ispirate del Nuovo Testamento. Ecco perché, ad esempio: i discepoli di Gerusalemme erano costanti nell’attendere all’insegnamento degli apostoli; una donna sposata per la sesta volta si converte a Cristo e cambia vita; un corrotto restituisce le bustarelle e dona la metà dei propri beni ai poveri; un tale che aveva offerto del denaro per acquistare doni spirituali si pente; un altro che aveva rinnegato Gesù si pente amaramente; alcuni che erano stati sodomiti ed effeminati cambiano vita per seguire Gesù; alcuni che nutrivano dubbi sulla risurrezione di Gesù cambiano e credono; alcuni che avevano praticato la magia si disfano dei libri contenenti formule magiche; uno che era andato a convivere con la moglie del padre si ravvede; si potrebbe continuare con gli esempi di ravvedimento fattivo tratti dell’Evangelo, ma questi bastano a verificare che, nonostante le loro lacune, quei discepoli proseguivano sul percorso della santificazione. Percorso rischioso, perché – proprio come noi oggi – rischiavano ad ogni passo di farsi influenzare dal modo di vivere di una società che non era certo peggiore della attuale. Essi ebbero però la saggezza e la costanza di accogliere la riprensione e l’insegnamento degli apostoli i quali esponevano loro i seri princìpi e criteri di vita in Cristo Gesù. La differenza con la generazione attuale sta tutta qui. Oggi più che prendere sul serio quegli stessi princìpi e criteri di Cristo, sembra esserci la tendenza ad adattarli ai tempi, alle circostanze, e persino alle mentalità locali. Per cui ciò che per esempio è moralmente accettabile nel nord Europa – come l’accompagnarsi di due persone non sposate – è moralmente inaccettabile in altre parti del mondo. Nel mondo cristiano occidentale odierno sarebbe forse difficile trovare un discepolo/santo disposto a imitare Gesù nel dire delicatamente qualcosa a un uomo che ha avuto tre mogli e che vive con la quarta, la quale… non è sua moglie (Giovanni 4,17 s.). Nel 1962 il missionario tedesco in Camerun Walter Trobisch (1923-1979) scrisse un piccolo libro dal titolo Ho amato una ragazza (ed. it. 1977). Il testo si presentava come una interessante corrispondenza tra un giovane africano e Trobisch stesso, il quale poteva allora presentare al giovane i criteri e i princìpi morali del Nuovo Testamento riguardo alle relazioni fra i due sessi. Oggi sono rari i discepoli/santi che leggono ancora quel meraviglioso testo, pieno di pratici consigli spirituali utilissimi. Quel libro è probabilmente ritenuto fuori moda o eccessivo per la sua moralità persino da molti cristiani/santi, imbevuti come sono/siamo della mentalità corrente; la quale, a ben vedere, più che immorale sembra amorale. Tale, purtroppo, è l’esito della profonda trasformazione antropologica la quale, avvenuta sotto gli occhi di tutti negli ultimi cinquant’anni, ha fortemente intaccato, in vario modo e a vari livelli, anche i santi, molti dei quali sembra non distinguano più fra il bene e il male. Mutatis mutandis è accaduto ai cristiani (santi?) quel che è avvenuto alla Cina, la quale si dice sempre comunista, ma fa molto volentieri all’amore col capitalismo più sregolato. È accaduto che ai seri princìpi e ai criteri gioiosi di Cristo riguardanti la santificazione, i cristiani (santi?) hanno sostituito il più borghese criterio del live and let live, vivi e lascia vivere. Un certo grado di tolleranza è positivo e va bene. Ma tollerare il male è diabolico. Non riconoscere la differenza tra il male e il bene è diabolico. Vivere “al di là del bene e del male” non è da santi ma da diavoli – e con la citazione non intendo scomodare Friedrich W. Nietzsche (1844-1900), il quale nel suo ateismo era molto più serio e responsabile sia di certi improbabili atei attuali sia di certi cosiddetti santi attuali. Ci si può pure domandare da dove nasca l’idea di “santi” patroni, protettori, patrocinatori, avvocati difensori presso Dio. Per le modeste esigenze di questo articolo, basti dire che tale concezione non si trova nell’Evangelo, ma è piuttosto il frutto medievale della imitazione dell’antico Olimpo popolato, come è noto, da dèi patroni, protettori, patrocinatori, difensori. La semplice verità dell’Evangelo si rispecchia invece in queste grandiose attestazioni. La prima è di Paolo che, ispirato da Cristo, scrive: Raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini (…). Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. UNO SOLO, infatti, è Dio e UNO SOLO il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti (1 Timoteo, 2). Scrive Giovanni apostolo: Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo UN AVVOCATO PRESSO IL PADRE: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo (1 Giovanni, 2). Per i primi discepoli di Gesù c’era sul serio un solo mediatore fra Dio e uomini, il Cristo che aveva sacrificato se stesso per tutti. Questa era creduta e ritenuta come una verità sacrosanta. E per lo stesso importante motivo, cioè per il suo sacrificio, c’era anche un solo avvocato che difendeva (e difende) i credenti presso Dio dalle accuse di satana. Oggi, basta guardarsi intorno e si trovano subito, proprio e anche in ambito religioso, patroni, protettori, patrocinatori, difensori. Di chi? Dei molti che volentieri ricercano patroni, protettori, patrocinatori, difensori – è una peculiarità della italica mentalità. Li ricercano e li trovano o qui e ora, cioè per le utili e proficue relazioni in questo mondo, o anche ovviamente nel cosiddetto aldilà. I cristiani/santi che seguivano/seguono la tradizione apostolica genuina e universale (= cattolica) non si affidavano/affidano ad alcuna mediazione di “santi” proprio perché il loro UNICO mediatore, patrocinatore, intercessore, avvocato presso il Padre era – e tuttora è – Cristo Gesù il Signore (= il risorto). Quale dei “santi” decretati tali da un tribunale umano potrebbe dire infatti “io ho dato me stesso in riscatto per tutti”? oppure “io sono vittima di espiazione per i peccati di tutto il mondo”? Qualche parola, infine, di Pietro apostolo che ci invita a seria autocritica: Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi, nella santità della condotta e nella pietà, attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno! E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia (2 Pietro, 3). Caro Pietro, il grave problema dei santi (?) oggigiorno è che non attendono più né affrettano più quel “giorno”. Attendono e affrettano ben altre cose. Per questa ragione la santità di comportamento e la religiosità sono diventate merce rara. Per questo motivo occorre tornare con fede al Cristo del Nuovo Testamento, unico Signore e mediatore fra noi e Dio. La santificazione è il modo per “vedere Dio”. Ci si santifica nella comunione fraterna durante gli incontri fraterni di culto o di esame biblico, nel pregare assieme “con letizia e semplicità di mente”, nel proporre la “pienezza” di Cristo a una generazione malata di vuoto. Coraggio, con l’aiuto di Dio non è troppo tardi per iniziare oggi a santificarci in Cristo Gesù. © Riproduzione riservata Roberto Tondelli (Libertà Sicilia, 10/2019) email: cnt2000@alice.it Piccola bibliografia: “Santo” in Leonardo Salvadori, Dizionario biblico, Milano-Varese, 1953 “Santificazione” in Francesco Spadafora, Dizionario biblico, Roma, 1963 www.bbsr.it

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