Riflessioni

Insolita decisione di un sessantino

Sessant’anni Riflessioni sul comportamento non ortodosso di un imprenditore inglese Julian e Rosie Richer Colpisce e fa pensare una notizia che riprendo dal quotidiano inglese The Guardian (14/05/2019), riguardante un signore di nome Julian Richer, letteralmente, Giuliano Più Ricco (nomen omen, un nome e un destino) abitante a York, nello Yorkshire. Nel giorno del suo recente sessantesimo compleanno, Richer si è messo a riflettere sulla sua vita trascorsa. A 19 anni aveva aperto un negozietto di impianti musicali che, col tempo, era diventato un’azienda del valore di circa 250 milioni di Euro. Come imprenditore aveva sempre avuto strane abitudini, come quella di pagare meglio le impiegate che gli impiegati e di donare in beneficenza una percentuale degli utili. Voleva poter fare affidamento su dipendenti soddisfatti, ben pagati e partecipi nel lavoro. Ma a sessant’anni considerò soprattutto che suo padre era morto all’improvviso proprio a quell’età. Julian e sua moglie Rosie non hanno figli, lei non è particolarmente interessata al business del marito, perciò lui ha deciso di cedere la maggioranza del pacchetto azionario ai suoi impiegati e colleghi di lavoro per ringraziarli del loro duro lavoro e per passare la mano alla nuova generazione. Non solo, ma agli oltre 500 suoi lavoratori ha riconosciuto anche 1150 Euro di bonus per ogni anno di lavoro in azienda. Ha fatto tutto questo senza esibizioni, poi è tornato al suo lavoro con animo sereno. Il comportamento non ortodosso di questo imprenditore fa venire in mente un ragionamento di Gesù, purtroppo non abbastanza considerato: Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell''abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni. [Gesù] disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio». Poi disse ai discepoli: «Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto? Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta” (Luca, 12). Quando riusciamo a ragionare un momento riconosciamo che è proprio vero, la vita non dipende dai beni che uno possiede. Fondare la vita su “la roba” (ricordate la novella di Giovanni Verga?) posseduta è da stolti. Invece di pensare in termini egoistici, occorre pensare che un giorno dovremo restituire la vita. La generosità “davanti a Dio” è la sola vera ricchezza. Affanno e ansietà non aggiungono neppure un’ora alla nostra esistenza. “La gente del mondo” si preoccupa di cose che angustiano, ma quanto i-nu-til-men-te! Il discepolo di Gesù, invece, cerca prima il regno di Dio, sapendo che ogni altra cosa sarà data “in aggiunta”. I discepoli di Cristo hanno la consapevolezza di “valere molto più degli uccelli”, che pure sono nutriti dal Signore. Questa consapevolezza permette di vivere l’esistenza con un atteggiamento davvero diverso, cioè fiducioso verso il Padre. E tale atteggiamento riguarda in pratica il lavoro, i problemi quotidiani e le altre persone. Il discepolo di Gesù non si conforma alla mentalità di questo mondo, ma la sua mente viene rinnovata per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. Si tratta di un atteggiamento del tutto diverso (è questa la diversità vera) verso la vita, delineato bene nelle parole di Paolo apostolo: L’amore non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un’idea troppo alta di voi stessi. Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti… Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male (Romani, 12). Le personali convinzioni religiose di Julian Richer – se mai ne ha – non sono note. Poco importa. Non scrive forse Paolo apostolo che talvolta la gente fa per natura ciò che la legge prescrive (Romani 2,14)? Tuttavia, il suo gesto fa pensare e conferma che la ricchezza agli occhi di Dio è un grande valore che rende grandemente diversi. © Riproduzione riservata Roberto Tondelli (Libertà Sicilia, 05 2019)

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