Riflessioni

SANTISSIMA

Santissima Alcuni corinzi (antenati dei siracusani) erano stati adulteri, fornicatori, ladri, avari, effeminati, sodomiti, oltraggiatori, rapaci ma… Galileo Galilei (1564 – 1642) Ci sono molte persone e cose alle quali di solito ci si riferisce chiamandole “santissime”. Qui non interessa farne l’elenco. Si considera invece un brano del Vangelo che dice: “Ma voi, amatissimi, edificando voi stessi sulla vostra santissima fede… conservatevi nell’amore di Dio” (Giuda v. 20). La “fede” è qui caratterizzata per la sua santità superlativa. Ma quale fede? E che cosa significa santità? Fede significa anzitutto fiducia, fede fiduciosa; proprio quella che tanto manca nelle menti di molti che oggi hanno perduto ogni fiducia. Cosa del resto comprensibile: troppe delusioni, troppe bugie, troppa maldicenza, troppa falsità per poter mantenere ancora la fede, soprattutto nel particolare ambito religioso ormai ovunque così inquinato. Ma la fede di cui parla Giuda (uno dei discepoli, non Iscariota) non è quella di chiese e conventicole, bensì quella di cui egli stesso scrive all’inizio della sua lettera: “Avendo (io) ogni premura di scrivervi intorno alla nostra comune salvezza, sento il bisogno di esortarvi per lettera a lottare per LA FEDE che è stata UNA VOLTA PER SEMPRE TRASMESSA ai santi” (v. 3). La fede, come insieme di verità rivelate in Cristo, è stata tramandata “una volta per sempre” ai discepoli di ogni generazione. È questa la fede trasmessa mediante l’Evangelo una volta per sempre. Il Nuovo Testamento è davvero la tradizione (trasmissione) apostolica. Per i cristiani è questa la “norma del Vangelo di Gesù Cristo” (Hans Küng, La preghiera e il problema di Dio, 2018). Fede “santissima”, cioè specialissima, separatissima da tutto ciò che è falso, male, malefico, cattivo, inventato, corrotto, bugiardo. “Santo”, riferito a persona o a cosa, letteralmente significa messo a parte per uno scopo speciale (ebraico, qodesh). Quando a Siracusa indichiamo viale Santa “Panagia”, senza saperlo diciamo “santo”, perché in greco agios (agia) vuol dire proprio santo. La fede fiduciosa, radicata nella parola di Gesù espressa nel Nuovo Testamento, può davvero dirsi “PANAGIA”, cioè tutta santa, santissima, assolutamente lontana da menzogna e falsità. Beato, veramente felice e santo chi crede, si fida, confida e si affida alla parola santa di Gesù, unica verità di Dio e su Dio. Se ci si accosta a questa parola santa con mente umile, con mente che ricerca, la parola di Cristo può davvero trasformare la nostra vita quotidiana. Alcuni corinzi (antenati dei siracusani) erano stati adulteri, fornicatori, ladri, avari, effeminati, sodomiti, oltraggiatori, rapaci, ma ecco che a contatto con la parola santa del Signore annunciata da Paolo apostolo erano stati “lavati, santificati e giustificati nel nome di Cristo e mediante lo Spirito di Dio” (1 Corinzi, 6). Quale incredibile trasformazione, quale vera e concreta santificazione in coloro che avevano accolto la santissima fede nel Cristo dell’Evangelo. Dunque, QUESTA fede fiduciosa è santissima. QUESTA parola di Cristo è la sola capace di produrre fede santissima. Ecco perché sopra ho rinunciato a fare l’elenco di persone e cose che di solito sono dette “santissime”. È un elenco lungo, ma vuoto di significato. Perché tutto ciò che è vero, decoroso, giusto, puro, amabile, onorevole, virtuoso e lodevole viene regalato (proprio così, regalato) alla persona umana solo ed esclusivamente dalla parola di Cristo. Scaturisce solo da qui la “santissima” fede fiduciosa in Colui che mai tradisce, mai delude, mai abbandona, mai mente, mai corrompe, mai violenta. Infatti il suo amore è “paziente, benevolo, non invidia, non si vanta, non si gonfia, non fa nulla di sconveniente, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male, non si compiace dell’agire ingiusto, simpatizza invece con la verità…” (1 Corinzi, 13). Quanto avremmo tutti bisogno oggi di questo amore puro e davvero santificante! Quando il Vangelo narra la vicenda storica di Abramo, dice che egli, chiamato dal Signore, ubbidì “per fede”. Partì verso un paese lontano e “per fede… partì SENZA SAPERE DOVE ANDAVA” (Ebrei, 11). Questa frase è significativa. La strada della fede santissima non è un’autostrada o una statale che si possa trovare e seguire con Google Maps. Abramo parte per fede, senza conoscere la strada da fare. La strada della fede è quella che va cercata ogni giorno. Chi cerca, trova. A chi picchia, sarà aperto. Il discepolo o la discepola che nutrono la loro santissima fede fiduciosa sono coloro che cercano e seguono ogni giorno la strada della fiducia. La fede santissima è una scoperta continua, applicazione quotidiana, sforzo giornaliero. A volte si sbaglia anche strada. Diverse volte Abramo stesso sbagliò. Pur di avere una discendenza adottò un servo, poi ebbe un figlio da una schiava, ma non fu così che si procurò la discendenza. Suo figlio Isacco nacque infatti in modo inaspettato da sua moglie Sara. Abramo fece anche lui errori di percorso. Come si vede, la strada della fiducia è fatta di RICERCA continua, e quindi talvolta anche di qualche errore. Non è perlomeno interessante che anche la strada dello scienziato sia fatta di ricerca e, talvolta, di errori? Non è forse vero che anche lo scienziato va continuamente alla ricerca, senza sapere dove sta andando, e quindi procedendo per fiducia? Galileo, padre della scienza moderna, aveva fiducia che colui che ha fatto il mondo lo aveva costruito con mezzi semplici. A Galileo bastò attaccare un sasso a un pezzo di spago per scoprire le leggi del pendolo! Come poteva sapere, prima, che cosa avrebbe scoperto poi? E poteva mai immaginare quale impatto la sua scoperta avrebbe avuto su tutta la ricerca scientifica moderna? Non lo poteva sapere né immaginare. Procedeva dunque per pura fede, mosso da fiducia (e infatti sbagliò a ritenere, per esempio, che le orbite dei pianeti fossero circolari). Galileo procedeva non sapendo quasi nulla di ciò che avrebbe incontrato sulla strada della sua ricerca. Di nuovo: chi cerca, trova. Come si vede, fra il modo di procedere del credente e il modo di procedere dello scienziato c’è somiglianza. La ragione si nutre di fede. La fede si accompagna alla ragione. Solo chi non s’impegna nel ricercare la fede “santissima” trova il nulla predicato dai nichilisti moderni. Pertanto non è bene chiamare “santissime” cose che santissime non sono e dimenticare la sorgente fresca e buona della santissima fede in Cristo. © Riproduzione riservata - Roberto Tondelli [Libertà Sicilia 04 2019]

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