Riflessioni

IMPRONTA DI DIO

L’impronta di Dio. Modello di equilibrio, coesione, ordine [...] ciò che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, poiché Dio lo ha loro manifestato. Infatti le sue perfezioni invisibili e la sua eterna potenza e divinità, sono intuite dalla intelligenza per mezzo delle sue opere fin dalla creazione del mondo (Rom 1,19 s.). Il mistero dell’universo pone scienza e religione sullo stesso piano per l’impossibilità di dimostrarne la causa iniziale. La scienza può formulare ipotesi teoriche, non tutte verificabili. Anche il “Big Bang” è una teoria, per quanto condivisa dal mondo scientifico come dato acquisito, che non ci dice come si sia formata e come si sia trovata lì la materia da cui sarebbe esplosa la “scintilla” che avrebbe poi formato il cosmo. Una delle chiavi che il genere umano ambisce a trovare è un modello funzionale unico una specie di “impronta” rintracciabile sia nel microcosmo sia nel macrocosmo, un continuum funzionale applicabile ai più disparati fenomeni naturali. Oggi l’ampliamento e l’integrazione delle conoscenze ha stimolato molti teorici della scienza (epistemologi) a costruire un modello generale, cioè uno schema esplicativo comune ai più svariati fenomeni generali, caratterizzato da leggi analoghe che sottostanno al funzionamento di tutti i sistemi ad autoregolazione, a prescindere dal loro grado di complessità. Tale modello generale permetterebbe di rilevare un’impronta creatrice o costante universale. Lo scopo del presente articolo non è dimostrare l’esistenza di Dio, perché “la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono” e la fede stessa è la fiducia che consente di piacere al Signore (Eb 11,1 ss). Qui si vuole invece evidenziare un possibile paradigma universale frutto della conoscenza biblica. A mio avviso, lo schema dotato dei requisiti per essere considerato tale, potrebbe essere identificabile nel concetto di omeostasi e nei processi che lo determinano. Introdotto nel XX sec., il concetto di omeostasi esprime il meccanismo mediante cui si determina l’identità strutturale, cioè l’equilibrio dinamico tipico di ogni sistema ad autoregolazione (biologico, fisiologico, ecologico, psicologico, sociale, cibernetico, ecc.). Stiamo parlando di ogni forma di vita o entità, semplice o complessa, formata da più elementi interagenti tra loro e gerarchicamente organizzati. Tutto ciò è possibile in virtù del legame che tiene insieme le parti del sistema (coesione sistemica), una sorta di “attrazione” magnetica o gravitazionale o chimica, ecc. Il funzionamento Il meccanismo mediante cui il sistema ottiene il suo specifico equilibrio è la retroazione (feedback), che garantisce l’integrità strutturale collegando il centro del sistema con la sua periferia e viceversa. Ora, il fine di ogni tipo di sistema è mantenere la propria costanza, il proprio equilibrio, la propria identità di stato. Il feedback è una informazione di ritorno immediata di uno squilibrio interno e permette al sistema di correggersi, di ripristinare l’equilibrio momentaneamente perduto. Questo modello di funzionamento può riguardare, come accennato, un individuo, un gruppo familiare o sociale, una nazione e tanti altri fenomeni definibili come sistema. L’azione del feedback informa all’istante il sistema dei cambiamenti interni quando si superano i limiti consentiti del buon funzionamento. L’informazione di stato, registrata in tempo reale, consente al sistema di compensare e contrastare gli effetti che compromettono l’equilibrio perturbato. Esempi di equilibrio e correzione della retroazione (feedback) 1) Il cuore ha in media un ritmo di circa 70 battiti a minuto (con abituale ritmo bradicardico per gli sportivi) e tachicardico per altre categorie di soggetti, non superando però il ritmo limite. Considerando tutte le variazioni individuali possibili, non è possibile vivere al di là di certi valori, minimi (..) e massimi (oltre i 220 battiti/minuto). 2) La temperatura solare di superficie (circa 5504 °C) è costante in virtù della stretta relazione, mediante feedback, tra le reazioni termonucleari che avvengono nell’interno del nucleo e quelle della superficie solare (corona). Temperature in eccesso o in difetto del nucleo comprometterebbero l’equilibrio tra l’esterno e l’interno del sole. Come la maggioranza delle stelle, anche il sole sta in una lunga fase di equilibrio stabile in cui, nel nucleo profondo, fonde l’idrogeno in elio. Sinteticamente, se le temperature delle trasformazioni termonucleari fra nucleo e superficie del sole non fossero reciprocamente costanti, la funzione dell’astro verrebbe meno e collasserebbe su se stesso. 3) Per gli astrofisici, se l’ipotizzato Big Bang fosse stato solo più lieve di pochissimo o di pochissimo più intenso, lo spazio non si sarebbe funzionalmente strutturato nel modo attuale. Nel primo caso, non ci sarebbe stato il giusto addensamento di materia ed energia necessario a generare stelle, pianeti e tutto il resto, nel secondo caso si sarebbe irrimediabilmente dilatato fino a dissolversi. L’ipotizzata velocità decrescente dell’espansione spaziale è stata invalidata dalle rilevazioni effettuate dal telescopio spaziale Hubble (1998) che hanno permesso di misurare la velocità di espansione dell’universo. Tale scoperta ha stimolato gli scienziati a formulare una nuova teoria, l’esistenza di una forza sconosciuta detta “energia oscura”, che sarebbe alla base della velocità d’espansione, e della “materia oscura” che, con gli effetti esercitati dalle potenti forze gravitazionali, contrasterebbe le spinte disgregative, consentendo di mantenere la compattezza strutturale dell’universo, quindi ordine ed equilibrio del sistema. [Si ricordi il brano biblico citato sopra, Rom 1,19 s.]. 4) In termini neurologici, l’organismo umano è regolato dalla complementarietà delle azioni dei processi di inibizione (I) e di eccitazione (E), così come avviene per la bilancia neurovegetativa mediante l’alternanza funzionale fra la condizione ergotropa (attivazione del sistema simpatico, con relativo aumento dei parametri fisiologici) e quella trofotropa (azione parasimpatica), caratterizzata dalla riduzione degli stessi livelli e finalizzata al recupero energetico. Un marcato e prolungato sbilanciamento nell’uno o nell’altro ramo vegetativo, non può essere sopportato dall’organismo per lungo tempo (negentropia). L’organismo ha la necessità di equilibrare il suo “ph” (acidità/alcalinità) nelle diverse aree anatomiche; mentre il movimento corporeo, la gestualità, l’esecuzione motoria finalizzata, sono regolati dalla funzione complementare dai muscoli agonisti e antagonisti, che si attivano alternativamente in una sorta di “melodia cinetica (A. Lurija, 1977). 5) L’innalzamento globale della temperatura, che oggi pochi negano, provoca il lievissimo aumento delle acque oceaniche e scatena conseguenze intersistemiche globali come l’alterazione degli equilibri della fauna marina, la migrazione di pesci in aree più a nord, la siccità in zone a sud del pianeta, la migrazione umana verso il nord del mondo, l’impatto sulla stabilità meteorologica planetaria, fino alle crisi economiche e sociali locali e globali ampiamente documentate. 6) La vita sulla Terra è possibile per una complessa e forse unica interazione fra molti fattori: la distanza dal sole nella “fascia abitabile (150/200 mln di km); l’inclinazione dell’asse terrestre, che consente la successione delle stagioni; l’influenza gravitazionale della luna, che mantiene costante lo stesso asse di rotazione terrena; la vitale ciclicità delle maree dovuta alla eccezionale dimensione lunare, molto più grande rispetto alla media degli altri satelliti naturali; la quantità d’acqua in forma liquida (75% circa rispetto alle terre emerse, quasi analoga alle proporzioni tra liquidi e materia solida presenti nel corpo umano); la presenza del campo magnetico, necessario per la difesa contro le radiazioni solari, di cui è parte integrante il nucleo di ferro al centro del pianeta; la velocità di rotazione e la dimensione del pianeta; la composizione gassosa dell’atmosfera terrestre, con prevalenza di azoto, miscelato, nella giusta proporzione a idrogeno, ossigeno e altri gas, nonché la presenza di un giusto grado di umidità; la presenza di un “pianeta guardiano”, Giove (mille volte più grande della Terra), che con la sua potente forza gravitazionale, attrae su di sé molti corpi celesti vaganti e molte meteore, impedendo che il globo terrestre sia pericolosamente bersagliato; la posizione periferica della Via Lattea, di cui fa parte la terra, rispetto all’universo; la distanza siderale di milioni di anni luce dall’azione distruttiva, mortale dei raggi gamma, sprigionati dal collasso di alcune tipologie di stelle. La mancanza di alcuni di questi fattori comprometterebbe la vita sulla terra. Analogia fra princìpi sistemici e spirituali Se nel caso dei fenomeni sopra accennati la rottura degli equilibri comporta visibili e immediati effetti misurabili in termini oggettivi, nella sfera morale e spirituale gli squilibri nocivi dovuti all’inosservanza di alcuni princìpi e di certi limiti non sono immediatamente percepibili come pericolosi. Se infatti le lesioni d’organo, le malattie e la morte sono esperienze incontrovertibili, in termini spirituali la malattia e la morte non evidenziano alcun sintomo visibile, nessun segno di immediata evidenza (Gen 2,17 s.), nessuna imminente percezione di rischio per il proprio e l’altrui stato di salute spirituale (Mt 10,28), fatta eccezione per i comportamenti moralmente e socialmente riprovevoli. Un’ulteriore complicazione è costituita dal relativismo del concetto di moralità, di ciò che è “bene e di ciò che è male”, concetto definito dal contesto storico di riferimento. Ecco alcuni esempi: a) fino agli anni ‘70 l’omosessualità era considerata una deviazione sessuale; oggi è culturalmente accettata e si riconosce il “matrimonio civile” fra gay o le convivenze “omoaffettive” o, cosa impensabile fino a qualche decennio fa, la pretesa del “diritto” alla genitorialità; b) 60 o 70 anni fa, l’abbandono del tetto coniugale era un atto immorale (e reato penale): oggi si tollera che un uomo o una donna, anche durante il matrimonio, possano avere figli con altri partner e formare famiglie allargate di seconda o terza generazione; c) altra complicazione è relativa alla comprensione della sapienza di Dio per cui regole, limiti, principi, condizioni, moniti, consigli divini hanno carattere di perfezione e atemporalità, sono assoluti, dotati di intrinseca validità, non necessitano di miglioramento in base a qualsiasi nuova conoscenza tecnica o scientifica. Dice Gesù: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt 24,32 ss.). Tenendo presente quanto scritto sull’omeostasi, sul feedback e sul principio di costanza, nell’ambito della salute spirituale la traccia divina è visibile in questi stessi processi, vale a dire: • nei limiti comportamentali che regolano i principi etici e morali (Gal 5,1ss); • nell’individuazione dei meccanismi di riequilibrio relazionali, mediante la pratica della umiltà (Mt 18,4; Lc 22,24 ss; Gv 13,14 ss.); • nell’osservanza fedele del modello evangelico, immodificabile (costanza) e coerente nei principi morali e criteri spirituali, a prescindere dal relativismo storico. Secondo le Scritture, ancor prima di creare l’uomo e l’universo, Dio aveva già stabilito il rimedio, cioè il feedback equilibratore, prevedendo l’alterazione, la rottura degli equilibri (peccato) da parte del genere umano, ma ponendo anche limiti entro cui si sarebbe mantenuto l’ordine stabilito, l’armonia del rapporto fra uomo, Dio e Creato. Quindi, il superamento o l’alterazione dei limiti morali (peccati) come di quelli naturali (biologici, fisici, ecc..) avrebbe causato grande disordine, disorganizzazione, caos, insomma i processi di negentropia che portano all’estinzione del “sistema-persona” (morte spirituale) e di quello ambientale. Si legge nella Scrittura: “E l’Eterno Dio comandò all’uomo, dicendo: Mangia pure liberamente di ogni albero del giardino; ma dell’albero della conoscenza del bene e del male, non ne mangiare, perché nel giorno in cui tu ne mangerai, per certo morirai” (Gen 2,17). “Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. Egli [la Parola] era nel principio con Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui (la Parola), e senza di Lui nessuna delle cose fatte e stata fatta.” (Gv 1,1 s.; cfr. Gen 1,1 ss). L’albero del bene e del male rappresenta l’emersione di una coscienza che vuole staccarsi da Dio per sperimentare l’indipendenza da lui. Adamo ed Eva sono l’intera umanità, parte integrante del creato (Gen 2,7 ss.). L’armonia è data dall’equilibrio universale (omeostasi, aggregazione, coesione, unitarietà sistemica). La trasgressione originale (disubbidienza, peccato, disequilibrio omeostatico, morte spirituale) rivela la coscienza del male, che produce disgregazione, separazione fra parti che Dio ha invece unite: quella spirituale (non immediatamente visibile) e quella materiale. Cristo svolgerebbe la funzione di “feedback regolatore” fra mondo spirituale e mondo materiale (Gv 3,13; 1 Tm 2,5) per ripristinare definitivamente l’equilibrio originale perturbato e recuperare l’eternità perduta. Infatti: “... tutti muoiono in Adamo ma tutti saranno vivificati in Cristo” (1 Cor 15,22), essendo Adamo il “primo uomo tratto dalla terra mentre il secondo uomo [Cristo] è dal cielo” (1 Cor 15,47). Come la forza di gravità aggrega e struttura i corpi nello spazio, così l’affetto, l’amore e l’investimento spirituale nei rapporti interpersonali e sociali, producono legami unificanti, coesivi. Ogni peccato provoca invece una separazione fra Dio e la creatura umana, una rottura dell’armonia interna alla coscienza individuale che si manifesta nella separazione interpersonale e tra l’uomo e l’ambiente. In base al nostro ragionamento, l’origine dell’inquinamento ambientale, a causa della presenza dell’uomo (fattore antropico), sta prima nell’iniquità spirituale morale, poi in quella economica e poi ancora in quella sociale, tipiche delle civiltà umane. Insomma, la caducità etica e morale affonda nella malattia spirituale con gli effetti sopra descritti. Il modello cristiano, frutto dell’onniscienza divina, pone i limiti funzionali immodificabili perché perfetti, mentre i parametri normativi umani sono necessariamente oggetto di continui adattamenti per le mutevoli condizioni storiche, sociali e culturali i cui effetti negativi non sono in genere rilevabili nell’immediato. Qualche esempio. Nell’ambito sessuale, Dio stabilisce l’equilibrio mediante regole certe e inderogabili (Gen 2,24 s.) confermate millenni dopo: “Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami, poiché anche le loro donne hanno mutato la relazione naturale in quella che è contro natura. Nello stesso modo gli uomini, lasciata la relazione naturale con la donna, si sono accesi nella loro libidine gli uni verso gli altri, commettendo atti indecenti uomini con uomini e ricevendo in se stessi la ricompensa dovuta al loro traviamento” (Rom 1,26 s.). In questo ambito specifico l’equilibrio è mantenuto dal modello che esclude ogni altra forma di coppia. La pratica dell’omosessualità va dunque “oltre” la dottrina del Signore, ed è una forma di iniquità (1 Gv 5,17), come ogni trasgressione della norma di Dio. Fermo restando il rispetto per la persona in quanto tale, a prescindere dalle sue appartenenze. Ora si vuole sottolineare che i limiti svolgono funzione educativa e preventiva allo scopo di evitare dannose degenerazioni individuali e sociali. Lo scadimento del costume sessuale sembrava aver toccato il culmine al tempo di Sodoma e Gomorra quando sembrava legittima anche la zoofilia (Gen 14,1 ss.). Non a caso alcune perversioni sessuali sono definite come atti di “sodomizzazione”; infatti, prima del cristianesimo, le pratiche sessuali non erano ben definite tra le civiltà pagane (rapporti confusi e promiscui). L’argomento, complesso e delicato, sarà approfondito in altra occasione. Qui basta dire che Dio, nella sua sapienza piaccia o no, ha stabilito un modello esclusivo di relazione sessuale la cui natura etero costituisce i limiti dell’equilibro di coppia: ogni altra possibile composizione di questo specifico legame rappresenta un “disequilibrio omeostatico” (peccato), una deviazione dalle conseguenze spirituali e sociali non ancora quantificabili. Il modello famigliare scritturale (Gen 2,24; Mt 12,46 ss.; 1 Tim 3,1 ss.; Ef 5,21 ss.) si basa sul legame tra moglie e marito stabilito sin dal principio. Gesù ne ribadisce la validità rispondendo così agli apostoli: “Perciò l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne”. E continua: “E così non sono più due, ma una sola carne: quello dunque che Dio ha unito insieme, l’uomo non lo separi” (Mt 19,4 ss.). Il modello di “pace” proposto da Gesù (Gv 14,27 ss.), basato su edificazione spirituale, perdono e riconciliazione fra Dio e la persona umana (2 Cor 5,18; Col 1,21 ss.) è ben diverso da quello degli uomini i quali, quando vogliono la pace, preparano la guerra, come purtroppo la storia testimonia. La disponibilità a porgere “l’altra guancia” al violento ha lo scopo di evitare gli effetti distruttivi dell’escalation aggressiva. La ragione sta nella convenienza per la specie, meglio un solo ferito che due o, addirittura due morti! Ma questo è possibile attraverso la pratica della “regola d’oro” (ama l’altro come te stesso) che sollecita il processo di empatia e soddisfacimento interiore. La pratica dell’altruismo (“fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te”; “più felice cosa è il dare che ricevere”) è un atteggiamento mentale contrario all’egoismo, come Cristo insegna. Il pensiero popolare segue la “logica muscolare” (Mt 5,38 ss.) e così accentua i processi di distruzione (negentropia, estinzione). Le leggi di uno Stato di diritto devono certo tener conto dei mutamenti sociali e di costume culturale più o meno profondi, per la necessità di aggiornare gli opportuni adattamenti normativi. Al contrario, i princìpi di Cristo non sono suscettibili di modificazioni per gli assunti sopra descritti (Gal 1,6 ss; Ap 22,18 ss.). Ad esempio, il modello di genere per il Signore è duplice, maschi e femmine; quello della famiglia è unico, quando ormai per il mondo si riconoscono pluralità di generi e una molteplicità di modelli famigliari in continua trasformazione. La nota dolente è l’adozione di modelli del mondo anche in seno a comunità che professano di predicare Cristo. I credenti non possono omologarsi ai modelli contemporanei, infatti l’Apostolo Paolo scrive: “E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio” (Rom12,2). Se alcune chiese che si rifanno a Cristo accolgono modelli comportamentali indistinti dai modelli socialmente dominanti, forse per far proselitismo con la modernità, c’è il rischio concreto di essere approvati dalla società ma di diventare nemici di Dio, perché si finisce per predicare “un altro evangelo”, diverso da quello apostolico (Gal 1,6 ss.). Per queste ragioni il credente avveduto, che ama il Signore e tiene alla salvezza spirituale propria e altrui, verifica alla fonte (Scrittura) se insegnamenti e pratiche religiose vengono dal modello di Dio o da modelli umani basati sulla delega, implicita negli orientamenti tradizionalisti. © Riproduzione riservata Maurizio Santopietro 10/2018 Piccola bibliografia: J.G. Mengel-P. Demarque-A.V.Sweigart-P.G. Gross, Stellar evolution from the zero-age main sequence, in “Astrophysical Journal Supplement Series”, vol. 40, 1979, pp. 733–791. A. R. Lurija, Come lavora il cervello, Ed. Il Mulino, Bologna, 1977. M. Olivetti Belardinelli, La Costruzione della realtà, Ed. Bollati-Boringhieri, Torino, 1978.

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