Riflessioni

UNA MOGLIE PER SETTE FRATELLI

Una moglie per sette fratelli Cristo Gesù rivolge agli interessati l’invito a incontrare la sua parola, e quindi il suo spirito, volgendosi direttamente alla fonte meravigliosa della parola, l’evangelo della fiducia. Alla domanda sull’aldilà si tende ancora oggi a rispondere secondo modelli che sembrano piuttosto medievali. Si muore e ci si ritrova con una mappa che segna tre direzioni: paradiso, inferno e purgatorio. Qui Dante Alighieri è più utile del Nuovo Testamento. Basta però riflettere un momento per notare che forse la mappa ha qualche punto oscuro. Per esempio, che direzione avranno preso i migranti che sono affogati nel Mediterraneo negli ultimi decenni? Il paradiso dopo l’inferno di questa vita? Oppure l’inferno di una morte maledetta con la delusione e la fine di tutte le loro speranze riposte in un futuro migliore mai arrivato? O infine un purgatorio dove andare a purgare i peccati commessi dai poveri, dagli ultimi, dai reietti del mondo la cui unica sfortuna è stata di nascere nel Paese sbagliato? Lo tsunami in Malesia ha fatto migliaia di morti che sono stati seppelliti in fosse comuni: che direzione avranno preso questi morti? Per non parlare dei morti della guerra presente in Siria (di cui sappiamo poco o nulla, perché non ci viene detto nulla), dei morti nei lager libici, di cui si sa molto poco… Forse se ci si rivolge all’insegnamento di Gesù espresso nel Nuovo Testamento si trova che queste domande hanno un senso relativo o ne sono addirittura prive. Tali domande, infatti, somigliano un poco alla domanda rivolta a Gesù da certi sapienti: “C’erano sette fratelli. Il primo prese moglie; e morendo, non lasciò progenie. E il secondo la prese e morì senza lasciar progenie. Così il terzo. E i sette non lasciarono figli. Infine, dopo tutti, morì anche la donna. Nella risurrezione, quando saranno risuscitati, di chi di loro sarà ella moglie? Poiché tutti i sette l’hanno avuta per moglie. Gesù disse loro: Non errate voi per questo, che non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Poiché quando gli uomini risuscitano dai morti, né prendono né danno moglie, ma son come angeli nei cieli”. Ci sono domande che sembrano avere senso per noi, ma non ne hanno alcuno dal punto di vista delle Scritture, che poi è il punto di vista della Vita, cioè di Dio stesso. “Voi errate perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio”. Quel Dio che si è manifestato in Gesù di Nazareth: umile nascita, umile vita, ben pochi riconoscimenti, vita grama, il suo insegnamento rifiutato dai potenti leader religiosi, accusato in modo infamante di essere un volgare raggiratore, subisce un processo farsa, muore come un malfattore. Eppure da una tale condizione di debolezza Dio trae motivo di gioia: Gesù viene risuscitato dai morti, glorificato dal Padre suo, innalzato alla massima autorità autorevole “in cielo e sulla terra” (già, anche sulla terra). Il punto di vista di Dio è diametralmente OPPOSTO a quello della storia degli uomini, così spesso fatta di ipocrita autoglorificazione. Poi la risposta di Gesù ai suoi interlocutori prosegue: “Quanto ai morti e alla loro risurrezione, non avete voi letto nel libro di Mosè, nel passo del «pruno», come Dio gli parlò dicendo: Io sono l''Iddio di Abramo e l’Iddio di Isacco e l’Iddio di Giacobbe? Egli non è un Dio di morti, ma di viventi. Voi errate grandemente” (Marco, 12). L’evangelista Luca aggiunge alla fine della risposta di Gesù queste parole: Dio è un Dio di viventi “perché in lui vivono tutti”. In Dio “vivono tutti”, persino Abramo, Isacco e Giacobbe che sono “morti” da millenni. In Dio “viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”, dirà Paolo apostolo parlando ai filosofi epicurei di Atene (Atti, 17). L’evangelo ci chiama sì a vivere QUESTA vita QUI E OGGI con le responsabilità, l’amore, la dedizione che si richiedono al discepolo di Gesù che vuole essere coerente con il Maestro. Ma proprio se si vive COSÌ questa vita qui-e-ora si è prepotentemente proiettati verso la VITA CON DIO e IN DIO. Il quale è vita e mai morte: ed è il Dio dei viventi, non dei morti – nonostante tutti i continui tentativi di uccidere Dio stesso, di tacitarlo, di ammutolirlo con parole e azioni indegne di uomini e donne vivi e destinati alla vita piena, totale, eterna in Dio e con Dio. Di qui nasce l’esigenza profonda, radicale – anzi vitale – di porre ordine nella nostra vita, esistenza, realtà che può essere oggetto di esperienza sensibile. La parola di Gesù non è affatto una consolatoria visione del mondo “aldilà”, ma richiama continuamente alla esperienza qui e adesso, nutrita dalla fiducia, fondata sulla parola sua, sua e di nessun altro. I sensibili, i poveri, i mansueti, i perseguitati, gli oltraggiati… sono onorati da Colui che sta riscrivendo la Storia con giustizia e verità, con l’aiuto di quanti considerano prioritari la giustizia sua e il regno suo come è delineato nel Nuovo Testamento. © Riproduzione riservata Roberto Tondelli – 10 2018

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