Riflessioni

CONFESSIONE E PAROLA

Confessione e Parola Questa Parola non ha perduto la sua potenza spirituale. Occorre tornare ad essa per riscoprire le radici della fede La lettera di Paolo apostolo ai Romani è a ragione considerata dagli studiosi l’Everest del Nuovo Testamento. Questo merito lo deve all’altezza dei suoi insegnamenti, alla finezza dei ragionamenti che l’apostolo presenta, alla bellezza e profondità dei consigli pratici che lo Spirito di Cristo, che ne guida il pensiero e la parola, rivolge ai credenti. Qui ci si sofferma brevemente su un brano tatto dal capitolo decimo, un testo che mostra il rapporto tra la confessione della fede fiduciosa del credente e la Parola di Cristo. Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. Poiché non c''è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l''invocano. Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene! Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo (10,9 ss.). L’espressione “Gesù è il Signore” è la più antica e quindi la più genuina confessione di fede dei primi Cristiani. è il riconoscimento che l’uomo Gesù nativo di Nazaret è in realtà “Signore”, cioè il risorto, colui che è davvero garanzia di vita per quanti a lui si affidano e in lui confidano. L’attacco della stessa lettera contiene infatti questa affermazione capitale riguardante l’evangelo “che concerne il Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore” (1,3 s.). Gesù è stato dunque costituito Figlio di Dio mediante la potenza della sua stessa risurrezione dai morti, ed è per questo che lui e solo lui è garanzia di vita per quanti a lui si affidano. Tale è la verità di fede granitica sulla quale poggia la fede fiduciosa del singolo credente e del popolo di Dio. Era proprio questa la confessione o professione di fede che il discepolo e la discepola del “Signore” facevano proprio all’inizio della loro vita cristiana, per poi mantenerla viva per la vita intera. A Timoteo infatti Paolo scriverà: “Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione [confessione] di fede davanti a molti testimoni. Al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose e di Gesù Cristo che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato...” (1 Tim 6,12 s.). La vita cristiana iniziava con la conversione a Cristo Signore mediante la rinascita battesimale ben descritta da Paolo ancora nella lettera ai Romani: O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato” (6,3 ss.). Il battesimo istituito da Gesù Cristo risorto era (ed è) un seppellimento in acqua, simbolo concreto della morte del vecchio uomo peccatore; l’emersione dall’acqua battesimale significa la nascita in Cristo della persona nuova, pronta a seguire umilmente gli impulsi dello Spirito del risorto, cioè quei consigli, ammonimenti, correzioni, incoraggiamenti, esortazioni che il credente attinge dalla meravigliosa Parola del Cristo. La fede fiduciosa, infatti, si informa e si corrobora grazie proprio alla Parola altissima di Cristo Gesù risorto. Questa Parola non ha perduto la sua potenza spirituale. Occorre tornare ad essa per riscoprire le radici di una fede che oggi, purtroppo, è fatta più di tradizioni umane che di vera potenza della Parola del risorto. Mentre per qualche decennio si è dovuto scavare, e scavare profondo, per ritrovare la fede eliminando una mentalità religiosa tradizionale, ecco che impercettibilmente ma in modo sicuro si vanno importando altre tradizioni e modi di fare di origine umana e non scritturale. Solo mediante l’esame accurato della Parola di Cristo la fede sarà vera fiducia nel “Signore”, cioè nel risorto che ci chiama alla vita di Dio. Continui pertanto il processo di liberazione della fede scritturale da strutture, tradizioni e modi di fare umani che facilmente si instaurano, per ritrovare la freschezza e la gioia del regno di Dio. © Riproduzione riservata Roberto Tondelli – 03 2018

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