Riflessioni

DIRITTO TRASCURATO

Quel “diritto” trascurato Gesù non bestemmiò quando disse di essere stato mandato dal Padre nel mondo... In un’epoca in cui tutti accampano i diritti più vari, quello che sembra forse il più trascurato è il diritto o potere di divenire figli di Dio. Ne scrive Giovanni nel prologo al suo evangelo: “A quanti però lo accolsero [Gesù], diede loro il potere di divenire figli di Dio, a quanti cioè credono nella sua persona. Questi non sono nati da genitori umani, non da brama carnale, non dal volere di un uomo, ma da Dio sono nati” (Gv 1,12 s.). La parola “potere, diritto” traduce bene il greco exousía. Accogliere Gesù come il Cristo/Messia, Profeta di Dio significa avere da lui il potere/diritto di divenire figli di Dio. Si nasce a questa vita discendenti di Adam, in ebraico ha ‘adam, cioè l’uomo, fatto di terra, fanghiglia rossiccia. Ma si diventa “figli di Dio” (greco, tékna theou) per fede fiduciosa in Cristo Gesù, la fiducia che si apprende dalle pagine ispirate della parola di Cristo o evangelo (Rom 10,16; Giuda v. 3.20). Tutto il Nuovo Testamento richiama questa figliolanza divina alla quale ciascuno è chiamato da Dio mediante l’evangelo di Cristo. Ancora Giovanni, riferendo l’incontro di Gesù con Nicodemo, scrive: “Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodemo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?» Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3.3 ss.). C’è qui un chiaro riferimento di Gesù alla nascita dall’alto o nascita da Dio: è la rinascita battesimale, la quale, come afferma Pietro, dev’essere preceduta da fede e ravvedimento (Atti 2,37 s.). I due elementi, “acqua e Spirito”, concorrono ad attuare la nascita nuova, permettendo al credente in Cristo di accedere al reame di Dio. Nella nascita battesimale il credente muore alla vita ricevuta dall’uomo (ha ‘adam) per essere “innestato” all’albero della vita che è Cristo stesso (Rom 6,1-5; qui il greco súmfutos significa proprio l’innesto). Nella nuova nascita il credente ravveduto viene pure “immerso nello Spirito” per formare con altri “un solo corpo” (1 Cor 12,12 s.). Così egli viene accolto nella chiesa/comunità dei discepoli (Atti 2,41.47). Così egli ottiene da Dio la remissione dei peccati e la salvezza in Cristo (Atti 2,38.40). Così il credente ravveduto riceve pure il dono proprio dell’era messianica, cioè lo Spirito di Dio, che aiuta, incoraggia, sostiene in ogni circostanza della vita, se perseveriamo nella fiducia che viene dalla sua Parola nobile praticata per amore. Così, a partire dalla rinascita battesimale “dall’alto”, si riceve il potere/diritto di divenire figli di Dio. Questa meravigliosa opportunità e possibilità concreta si attua grazie a Cristo Gesù. Tutta la storia biblica attesta come Dio abbia cercato continuamente di parlare, riparlare, cercare e ricercare l’uomo (ha ‘adam) perduto e interiormente spezzato a causa del suo “fallimento” (Rom 7,15 ss.). La parola “peccato” traduce in modo non proprio felice il greco amartía, che indica piuttosto un fallire lo scopo. Già nel racconto della Genesi, Dio cerca l’uomo: “Dove sei?” (Gen 3,9). Ricerca che culmina con Cristo Gesù, “venuto per cercare e salvare ciò che era perito” (Lc 19,10). Gesù è il solo che non parla per conto suo. Infatti egli afferma che “il Padre mi ha comandato lui quel che debbo dire e di che debbo ragionare; ed io so che il suo comando è vita eterna. Quello dunque che dico, così lo dico come il Padre me lo ha detto” (Gv 12,49 s.). In Gesù si nota un’immensa, umilissima onestà intellettuale. Onestà che purtroppo non fu (e forse non è) apprezzata. Poco prima, infatti, Gesù aveva rischiato d’essere lapidato dai capi giudei con l’accusa di bestemmia, perché “Tu, pur essendo uomo, ti fai Dio”. Ma ecco la sorprendente risposta di Gesù: “Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se la legge [di Mosè] ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?” (Gv 10,33 ss.). Quando Dio parla agli uomini li eleva, li innalza, li rende divini. Proprio per questo la Parola di Dio rivolta a ciascuno di noi dovrebbe essere ascoltata con umiltà e amore, perché ci eleva, ci rende “dèi”. La Parola di Dio ci insegna ad avvalerci del potere/diritto di divenire figli di Dio: un divenire che quindi significa un comportamento coerentemente con una tale chiamata e un tale insegnamento. Quella Parola dovrebbe essere accolta e attuata da ciascuno con gioia, umiltà, amore, fiducia. Il Padre ci invita con amore a superare il “fallimento” e ad entrare nel suo regno di vita in Cristo. Così Dio vuole renderci “partecipi della natura divina” (2 Pietro 1,4). Gesù dunque non bestemmiò quando affermò di essere stato mandato dal Padre nel mondo come “figlio di Dio”. E non bestemmia il credente che con umile fiducia dice: Sono rinato d’acqua e di Spirito e la vita che vivo ora nel corpo la vivo nella fede nel figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. © Riproduzione riservata Roberto Tondelli - 10 2017

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