Riflessioni

PAOLO VILLAGGIO E I LIBRI

Paolo Villaggio e i libri La buona lettura può aprire la mente a nuovi orizzonti, sciogliere le vele dell’immaginazione... Il 3 luglio è deceduto Paolo Villaggio, attore che ha accompagnato l’esistenza di molti di noi. Qui non si fa riferimento ai suoi personaggi, bensì alla sua intelligenza di genovese verace e di persona colta. Recentemente aveva scritto: “In Italia, forse in tutta Europa, non si leggono più i libri. Fin da ragazzi si leggevano tutti i libri possibili, si parlava di libri, si consigliavano libri, quelli da leggere e quelli da non leggere, e si scambiavano tutti i libri possibili. C’erano quelli che non li prestavano, perché c’erano dei farabutti che non li restituivano (...) Tutti avevano un libro sul comodino, con il segnale che indicava la pagina dalla quale riprendere la lettura. Poi trent’anni fa circa è comparsa prepotentemente la televisione, che è diventata presto l’argomento fondamentale delle nostre conversazioni, e di libri non si parla più” (Il fatto quotidiano, 02/03/2017). Villaggio auspicava che si diffondesse almeno l’uso dell’audiolibro, col quale forse poter “rilanciare le nostre conversazioni”. E con una battuta delle sue, concludeva che un audiolibro lo si può ascoltare anche “passeggiando sul Mar Morto, come ha fatto Gesù”! È facile essere d’accordo con Villaggio nel lamentare l’ignoranza causata dalla mancanza di buone letture. Un popolo reso ignorante dalla mancanza di buone letture è molto più facilmente manipolabile, controllabile. La buona lettura può aprire la mente a nuovi orizzonti, sciogliere le vele dell’immaginazione e, se è davvero buona lettura, può provocare il pensiero, le domande, il dialogo, l’ulteriore ricerca. La buona lettura è davvero informativa e formativa. Uno dei libri meno letti nel nostro Paese, forse il meno letto di tutti, è il Nuovo Testamento. Eppure si tratta di documenti storici che (1) danno informazioni veraci su Gesù, sugli inizi e gli sviluppi del cristianesimo nel primo secolo e (2) costituiscono la guida spirituale morale per chiunque voglia aderire al Cristo, divenendone discepolo/discepola. Il Nuovo Testamento è costituito da 27 piccoli libri: quattro evangeli; un testo di storia della comunità di Cristo nei primi trent’anni circa dopo la risurrezione (Atti degli apostoli); una serie di lettere o epistole scritte da autori vari (Paolo, il più prolifico, Pietro, Giovanni, Giacomo, Giuda) e un testo di letteratura apocalittica (Apocalisse). La maggior parte di questi libri si legge in poco tempo, per molti non occorre più di un’ora o due, a seconda del Lettore. Ma si può scegliere anche una lettura comoda e lenta, rilassata e riflessiva, sicuramente più proficua. Scritti, temi affrontati e modalità di stesura degli Autori sono fra loro abbastanza diversi; ciò è dovuto allo stile personale, sempre vivo anche in presenza dell’ispirazione divina che guida lo Scrittore, ma è dovuto anche alla diversità di pubblico. Matteo, per esempio, scrive per ebrei che hanno accettato la grazia di Cristo, mentre Luca scrive per un pubblico di pagani che hanno accolto la misericordia di Cristo (Dante chiama Luca lo “scrittore della mansuetudine di Cristo”); Paolo scrive per i colti romani, ma scrive anche una lettera agli abitanti cristiani di Efeso, i quali, dopo aver conosciuto l’Evangelo di Cristo, avevano del tutto rinunciato alla venerazione della famosissima Diana efesina, alle sue immagini sacre e al suo santuario; Giovanni, più degli altri Scrittori, sottolinea nel suo evangelo la polemica aspra fra Gesù e i capi religiosi, mentre nelle sue tre lettere esalta Dio come amore. Il Nuovo Testamento presenta molti rimandi alla Bibbia ebraica (Antico Testamento). Per cui il buon Lettore di tanto in tanto sarà spinto ad andare a leggere qualche brano della Genesi o dell’Esodo o un brano di Isaia o Geremia. Si scopre così la bellezza della letteratura biblica nel suo complesso armonioso: la Bibbia è una vera e propria biblioteca coi suoi testi poetici (Salmi), storico profetici (Giosuè, Libro dei Re ed altri), sapienziali (Qohelet), eccetera. Umberto Eco diceva che la lettura della Bibbia non lo annoiava mai. La Bibbia presenta in effetti il più grande appello amorevole che Dio ha fatto e fa a ciascun essere umano per liberarlo dalla sua situazione di morte e educarlo alla vita spirituale morale in Cristo. Ecco perché il Nuovo Testamento non va solo letto e meditato, ma anche attuato per fede fiduciosa. Ringraziamo Paolo Villaggio per averci esortato alla lettura e cordialmente gli perdoniamo la svista: Gesù non camminò sul Mar Morto, ma sul Lago di Tiberiade, dove gli apostoli forse stavano pescando (Gv 6,16). © Riproduzione riservata Roberto Tondelli – 07 2017

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