NON SERVONO PIU'' A NIENTE?
Non servono più a niente i vecchi?
Basta sedersi su una panchina accanto a un vecchio perché la conversazione inizi...
Nella nostra società cristiana (più di nome che di fatto?) sembra che gli anziani, i vecchi, non servano più a nulla. Sembrano persone senza scopo. Il loro passato è... passato. Il loro presente è spesso dolore. Il loro futuro non esiste. Appaiono come soggetti improduttivi. Spesso se ne aspetta solo l’uscita di scena. Purtroppo le cronache si occupano spesso di brutti fatti accaduti in case di riposo. Si arriva al punto di pubblicare fotografie di anziani allegri e sorridenti (feste, banchetti, balli e giochi di gruppo), mentre la vita quotidiana è un incubo per gli ospiti, incapaci di difendersi dai maltrattamenti. Talvolta, purtroppo, le cose non vanno meglio in famiglia, dove si verificano episodi di trascuratezza e mancanza di rispetto verso gli anziani. Ci si chiede se un tale stato di cose non sia da attribuire anche alla nostra ignoranza di Dio nelle relazioni coi vecchi.
Sin dai tempi antichi Dio ha insegnato la considerazione che si dovrebbe avere verso gli anziani. “Alzati dinanzi al capo canuto, onora la persona del vecchio, e temi il tuo Dio, io sono l’Eterno” (Levitico 19,32). Una famiglia in cui “non c’è alcun vecchio” è destinata alla rovina (1 Samuele 2,31). Il cantico di Mosè è un inno alla meravigliosa provvidenza divina, e anche un rimprovero al popolo impenitente e disubbidiente; egli loda i vecchi come depositari della storia antica, i quali ricordano e trasmettono vicende in cui Dio stesso è intervenuto: “Interroga i tuoi vecchi, ed essi te lo diranno” (Deuteronomio 32,7). Abbandonare il consiglio dei vecchi e ascoltare solo i giovani è spesso causa di degrado per la nazione (1 Re 12,8 ss.). Geremia lamenta la condizione del popolo, soggiogato dai nemici, dicendo che “i vecchi hanno abbandonato la porta” della città dove si radunavano per il consiglio, la loro saggezza non guida più le sorti del popolo, abbandonato a se stesso (Lamentazioni 5,13). Un segno di ribellione contro Dio è “il giovane insolente contro il vecchio” (Isaia 3,5). Dei vecchi si loda “l’intelligenza”, superata solo dalla pratica dei consigli di Dio (Proverbi 119,100). Motivo di benedizione e gioia divine è che nelle piazze di Gerusalemme si siedano ancora “dei vecchi e delle vecchie” col bastone in mano a motivo dell’età grave (Zaccaria 8,4).
Nel Nuovo Testamento, analogamente, i vecchi sono molto considerati. Il vecchio Simeone prende in braccio il neonato Yehoshuà (Gesù) e lo identifica come “salvezza e luce che illumina le genti e la gloria del popolo Israele”. Similmente la vecchia Anna “parla del bambino a tutti quelli che aspettavano la liberazione” (Luca 2,29 ss.). I vecchi sono esortati a sobrietà e assennatezza (Tito 2,2). Al vecchio Nicodemo Gesù annuncia la necessità di rinascere “d’acqua e si Spirito”, cioè l’abbeverarsi allo Spirito di Dio nella rinascita battesimale (Giovanni 3,3 ss.). Nelle prime comunità di discepoli di Cristo le persone di più antica fede erano apprezzate, si ricordi ad esempio Mnasone “antico discepolo” molto ospitale (Atti 21,16). Le comunità sono guidate dai “più anziani” – tale il significato di “presbuteroi” (Tito 1,5). La fede dei vecchi (come quella dei giovani) in Cristo Gesù era fondata sugli “scritti” degli apostoli (1 Corinzi 14,37). Tale fede sana non aveva nulla a che vedere con favole o visioni, ma era saldamente basata sulla testimonianza “oculare” dei discepoli di Cristo (2 Pietro 1,16). La fede infatti “è stata una volta per sempre tramandata” ai credenti, perciò nessuno, né vecchio né giovane osava, né dovrebbe osare oggi, aggiungervi o togliervi alcunché (Giuda v. 3; Apocalisse 22,18 s.).
Queste brevi note tratte dal testo biblico mostrano l’immenso tesoro che abbiamo perduto in termini morali, spirituali, e quindi umani, rispetto alle prime comunità cristiane o rispetto alla stima che la Scrittura attribuisce ai vecchi. Forse abbiamo dimenticato che l’amore comincia dentro casa.
Oggi si ha troppo da fare per badare ai vecchi, per ascoltarli, per stimarli. Spesso si preferisce piazzarli davanti alla televisione. L’implacabile società industriale ha reso obsoleto il lavoro che ciascuna persona vecchia ha fatto nella vita, per cui appare persino improbabile che si possa riparlare del lavoro svolto. La pensione arriva – quando arriva – come un periodo di morte sociale.
La società è fatta di persone. Cerchiamo di non dimenticare che la vita è una ruota e di attingere alle doti preziose dei vecchi: esperienza, pazienza, attenzione, riflessione.
Sarebbe meglio e più nobile, soprattutto nei condomìni o nei piccoli centri, ricreare le condizioni perché i vecchi stiano assieme, a parlare dei tempi andati. Basta sedersi su una panchina accanto a un vecchio o trovarsi casualmente ad aspettare l’autobus con una donna anziana perché la conversazione inizi spontaneamente. Quale sorpresa! Quali parole e memorie escono dalla bocca di quella persona anziana! La quale forse non avrà le rughe nascoste dal botulino, ma esprime voglia di umanità, comprensione, affetto. Il che non è poco.
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R. Tondelli – 05 2017
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