Gesù e le femmine nel NT
Gesù e le femmine
Una conoscenza parziale del testo biblico porta a
conclusioni affrettate sul tema del rapporto tra la femmina e Gesù
Talvolta si leggono attacchi portati contro il testo biblico e motivati dal fatto che quel testo avrebbe dato adito, nel corso dei secoli, ad una bassa o scarsa considerazione della femmina da parte dei maschi, siano essi moderni “machi”, teologi medievali o scrittori dei primi secoli del cristianesimo. Gli attacchi si fondano sia su inaccettabili comportamenti maschili verso le femmine (violenza, offese fisiche e psicologiche) sia su teorie teologiche assurde (inferiorità e pericolosità morale della femmina rispetto al maschio). Tali comportamenti sono peccaminosi oggi come lo erano ieri e tali teorie sono errate oggi come lo furono quando vennero elaborate. L’incoerenza comportamentale dei maschi e l’assurdità di certe teorizzazioni teologiche sono evidenti per chi consideri, ad esempio, quali furono i rapporti di Gesù di Nazaret con le femmine del suo tempo e quale fu il suo esempio nel trattare con loro. Infatti c’era ieri e c’è oggi una differenza abissale tra i comportamenti di maschi (anche sedicenti cristiani) verso le femmine e il comportamento di Gesù.
In polemica coi sacerdoti, chiusi nella loro presunzione religiosa, Gesù dice: “In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli” (Matteo 21,31 ss.). Qui Gesù mostra un rispetto inatteso verso “pubblicani e prostitute”, i quali si erano ravveduti alla predicazione di Giovanni Battista, al contrario di quanto avevano fatto i sacerdoti (Matteo 3,7 ss.). Per Gesù il peccato è peccato, sia nel caso dei maschi collaborazionisti dei Romani (= pubblicani) sia nel caso delle femmine prostitute. Ma gli uni e le altre avevano cambiato vita, e questo è ciò che per Lui vale.
Grande considerazione Gesù mostra pure verso la femmina che durante un banchetto gli bacia i piedi e glieli unge con olio profumato. Di fronte alla ipocrita riprovazione dei commensali, Gesù dichiara al suo ospite: Simone, vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco. Poi disse a lei: Ti sono perdonati i tuoi peccati. Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: Chi è quest’uomo che perdona anche i peccati? Ma egli disse alla donna: La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!” (Luca 7,36 ss.). Gesù va oltre le apparenze e guarda ai sentimenti profondi, come noi raramente sappiamo fare. Qui Gesù mostra in che modo e con quale attenzione il maschio, suo discepolo, deve comportarsi verso la femmina.
Ecco poi un momento di dialogo tra Gesù e una femmina, quando egli le dice che “è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità. Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?» (Giovanni 4,23 ss.).
Anche qui Gesù sconvolge le concezioni culturali del suo tempo, quando non era lecito dare spiegazioni religiose a una femmina e comunque intrattenersi con lei in luoghi pubblici. Gesù, invece, dialoga amabilmente con la femmina samaritana, proprio come farà con il maschio Nicodemo. Ed è sempre un dialogo rispettoso e positivo.
Tutto il Nuovo Testamento è in armonia con questo comportamento di Gesù. Infatti vi sono citate molte femmine le quali assunsero responsabilità notevoli nell’opera delle prime comunità di discepoli: Prisca, che con suo marito Aquila instaurerà un dialogo molto importante con il grande predicatore Apollo (Atti 18,26 ss.); Trifena, Trifosa, Perside che molto faticarono “nel Signore”; Febe, servitrice della comunità di Cencrea, che probabilmente fu incaricata del delicato compito di portare a Roma l’epistola di Paolo apostolo (Romani 16,1 ss.).
Gesù non disdegnò di farsi aiutare finanziariamente da alcune femmine nella sua importante opera di predicazione. Tredici maschi che vanno su e giù per la Palestina per insegnare in città e villaggi hanno bisogno di mangiare e di albergare ogni giorno! Ecco come Luca descrive la situazione: “In seguito egli [Gesù] se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C’erano con lui i dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni” (Luca 8,1 ss.). Anche questo brano mostra, tra le altre cose, come l’azione fattiva di queste femmine fosse apprezzata e necessaria all’attività di Gesù. L’idea di un Gesù che si aggira per la Palestina con gli apostoli praticando una povertà francescana è estranea al testo dell’Evangelo. Certo, non si tratta di tredici gaudenti, ma la dignità anche economica del gruppo era assicurata proprio dalla assistenza di femmine, discepole di Gesù. Il preciso “ordine” di Gesù che chi “annuncia” l’Evangelo deve “vivere” dell’Evangelo fu preso molto sul serio proprio da quelle femmine, sue discepole, che per prime esercitarono la loro azione generosa e amorevole, cioè responsabile (1 Corinzi 9,14).
Peccato che talvolta una conoscenza parziale e sommaria del testo biblico porti alcuni a trarre conclusioni affrettate su un tema così bello e delicato come quello del rapporto tra la femmina e Dio, manifestatosi nella persona di Gesù. Sarebbe utile poter ricuperare questo rapporto, studiare di nuovo molti brani biblici interessanti su questo argomento, in modo da favorire l’educazione morale spirituale di femmine e maschi alla luce dell’esempio di Gesù.
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Roberto Tondelli – 03 2017
Piccola bibliografia:
Marco Adinolfi, Il femminismo della Bibbia, Roma, 1981.
Hans Küng, La donna nel cristianesimo, Brescia, 2005.
Fausto Salvoni, Gesù Cristo II, Milano, 1970/1971.
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