Lacrime, parole, pietre
Riflessioni dopo l’uccisione della parlamentare inglese
Jo Cox Words make worlds, dicono gli inglesi, cioè le parole creano mondi. È un motto che non abbiamo in italiano, perché si ispira alla Bibbia, un libro col quale noi italiani abbiamo poca familiarità. L’evangelo di Giovanni principia infatti con queste parole: “In principio era la Parola, (...) Essa era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lei, e senza di lei niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lei era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta”. Le parole, dunque, anche quelle pronunciate da esseri umani, creano mondi. Proprio così fanno genitori, nonni, insegnanti, educatori e anche politici. La parlamentare laburista inglese Jo Cox (1974-2016) veicolava le sue idee mediante “parole” che si traducevano nella sua azione politica, e aveva fatto di questa lo scopo della sua vita. L’idea, la parola, l’azione: il mondo che cambia, si spera in meglio; che comunque si trasforma, e viene creato di nuovo dall’azione di donne e uomini, persone che pensano, parlano, agiscono. Detenere il controllo perfetto di pensiero, parola e azione dovrebbe essere ritenuto da tutti una virtù. Ma spesso così non è. Si odono parole che esprimono pensieri interessati, che conducono ad azioni sconsiderate; pensieri malevoli, detti con parole maldicenti, che gettano cattiva reputazione su altri; pensieri di odio, lanciati con parole folli, che creano morte. Il killer di Jo Cox, uccidendola, ha gridato Britain first!, cioè Prima la Gran Bretagna! Come se la stessa parlamentare non sarebbe stata anche lei d’accordo che la Gran Bretagna è, almeno per gli inglesi, un grande Paese, e certo il primo in molte cose. Basterebbe riandare alla Storia per considerare quali importanti legami esistono fra Gran Bretagna e Sicilia, per cui persino i siciliani potrebbero gridare Britain first! ma senza per questo ammazzare chi dia all’espressione un senso lievemente diverso. Ora che è tardi ci si accorge che forse la campagna elettorale che si stava conducendo in Gran Bretagna, ora sospesa per il delitto, era stata caratterizzata da parole eccessive, troppo infuocate, parole dai toni troppo alti. L’eccesso, che è il contrario del controllo di pensiero, parola e azione, purtroppo ha forse contribuito a questa uccisione. Così la parola che è vita si trasforma in morte; la vita che è luce si traduce in tenebre. La luce continua a splendere nelle tenebre, ma le tenebre continuano a rifiutarla. Ancora una volta, ciò che poteva essere creato, viene invece distrutto. Carlo Levi (Le parole sono pietre), raccontando la storia dell’anziana donna siciliana Francesca Serio, alla quale prima con le parole e poi con le pallottole hanno ammazzato il figlio, Salvatore, scrive: “Così questa donna si è fatta, in un giorno: le lacrime non sono più lacrime ma parole, e le parole sono pietre”. Giacomo scrive: “Se uno non sbaglia nel parlare è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. Se mettiamo il freno in bocca ai cavalli perché ci ubbidiscano, noi possiamo guidare anche tutto il loro corpo. Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e siano spinte da venti impetuosi, sono guidate da un piccolo timone, dovunque vuole il timoniere. Così anche la lingua è un piccolo membro, eppure si vanta di grandi cose. Osservate: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta! Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquità. Posta com''è fra le nostre membra, contamina tutto il corpo e, infiammata dalla geenna, dà fuoco al ciclo della vita. Ogni specie di bestie, uccelli, rettili e animali marini si può domare, ed è stata domata dalla razza umana; ma la lingua, nessun uomo la può domare; è un male continuo, è piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio” (Giacomo 3,1 ss.). Gesù dice: “L’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone; e l’uomo malvagio dal suo malvagio tesoro trae cose malvagie. Io vi dico che di ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato, e in base alle tue parole sarai condannato” (Matteo 12,37). Oggi si sentono troppe parole inutili, frutto di pensieri vuoti di contenuto, che spesso conducono ad azioni negative, infruttuose, distruttive. La parola, le parole, sono davvero “sacre”. Ecco perché Gesù raccomanda: “Attenti dunque a come ascoltate, perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, anche quello che pensa di avere gli sarà tolto” (Luca 8,18). Parlare implica la responsabilità del pensare prima e dell’agire poi. Per questo occorre badare a “come” si ascolta e a “ciò che” si ascolta. E questo ci fa restituire nuovo valore al silenzio che pensa. © Riproduzione riservata Roberto Tondelli – email: info@chiesadicristopomezia.it
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