La bomba della zizzania
Discorso sulla “bomba” e sua parafrasi
Pubblichiamo un recente discorso che Francesco ha tenuto alla Gendarmeria vaticana (Osservatore Romano, 29/09/2014).
Il sermone è espresso con la semplicità e chiarezza proprie dello stile di Bergoglio. È un discorso importante, come si comprende dal tema, dal tono, dalle parole utilizzate. È un discorso a cui è stato dato poco risalto dai media, forse per la particolarità del pubblico al quale era rivolto, la Gendarmeria vaticana, appunto.
Eppure è un discorso che, con lievi adattamenti, sarebbe appropriato anche per un pubblico diverso (impiegati di un ditta, gruppo di parenti, personale di una scuola, gruppo di amici) e lo sarebbe di certo per qualunque comunità di credenti.
Noi non siamo cattolici romani perché ci sforziamo di seguire il Cristo del Nuovo Testamento, ma rifuggiamo dal pregiudizio che impedisce di riconoscere quando Bergoglio espone cose condivisibili.
Se Atene piange, Sparta non ride. Se Francesco, con il suo talento ma anche con la poderosa struttura organizzativa vaticana, è costretto a tenere un discorso di questo genere sulla “bomba” della maldicenza, si pensi che cosa non può accadere in piccole comunità di credenti, talvolta nu poco sgarrupate, con poco rispetto per le regole del vivere da cristiani, quindi più esposte al vento della chiacchiera e dove spesso si onora ben poco chi fatica a tener lontano satana e suoi demoni.
Per questi motivi si presenta qui il sermone di Francesco e di seguito una sua parafrasi che, si vuole sperare, rispetti sia lo spirito del discorso alla luce dell’Evangelo sia chi lo ha tenuto.
La bomba della zizzania
Papa Francesco alla Gendarmeria vaticana
Chi semina «la zizzania delle chiacchiere», che deflagrano come «bombe» distruggendo «la vita degli altri» e anche «la vita della Chiesa», è il diavolo. Non «un’idea» — ha puntualizzato Papa Francesco nella messa celebrata per la Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano sabato mattina, 27 settembre, nella cappella del Governatorato — ma «una persona». Che «è cattiva, astuta» e «sa come uccidere».
A offrire al Pontefice lo spunto per l’omelia è stata la figura del patrono del Corpo, san Michele arcangelo. «Sempre attento» nel «custodire la Chiesa», egli «ci insegna questa virtù del custodire», nella quale è racchiusa la vocazione della Gendarmeria vaticana: «custodire questo Stato — l’ha descritta così Francesco — che è al servizio della libertà della Chiesa, al servizio del vescovo di Roma, del Papa, perché possa essere libero, perché la Chiesa possa essere libera».
«Custodire», ha sottolineato il Pontefice, è «una bella parola, la stessa che Dio ha affidato come vocazione a san Giuseppe», assegnandogli la missione di «custodire Gesù, custodire Dio, anche custodire la Chiesa dopo». E «voi — ha detto il ai gendarmi — siete custodi» alla scuola dell’arcangelo, il quale «ci insegna come custodire. È coraggioso, loda Dio».
«Voi lodate Dio? Pregando, lodate Dio come l’angelo?» ha chiesto ai presenti. «Sono domande — ha aggiunto — per essere buoni custodi, come l’angelo: ha il coraggio di cacciare via i demoni». Anche quelli che «rovinano la Chiesa», ha precisato, ricordando che si tratta proprio di «custodire il popolo di Dio contro il diavolo». E «benché alcuni dicano che il diavolo è un''idea», ha chiarito, «io questa idea voglio averla lontana da me».
«Voi — ha ribadito — custodite dal diavolo, dalle tentazioni nell’esterno». È «una bella vocazione questa: lottare con tutte le virtù umane, anche con la preghiera, con l’adorazione, lottare per custodire». Chi custodisce, ha fatto notare, «non può essere, mi permetto la parola, uno “sciocco”; deve essere svelto, deve essere attento. E voi siete sentinelle, voi sentinelle, con la vostra attenzione, per stare attenti, perché non vengano cose brutte dentro lo Stato».
Riferendosi a presunte minacce terroristiche contro il Vaticano, enfatizzate in questi giorni dai media, il Papa ha messo l’accento sulle mansioni di vigilanza dei gendarmi: «voi sentinelle — ha detto — guardate le porte, le finestre, perché non entri una bomba». Ma, ha aggiunto, «voglio dirvi una cosa un po’ triste: ci sono bombe dentro, ci sono bombe pericolosissime dentro. State attenti, per favore. Perché nella notte di tante vite cattive, il nemico ha seminato la zizzania».
Ogni seme di zizzania — ha proseguito il Pontefice — è una bomba che distrugge, non lascia crescere bene il grano, distrugge la vita». Si tratta di «una bomba fatta in casa o una bomba atomica?» si è chiesto. In ogni caso, ha affermato, è una bomba «pericolosa». E «ce ne sono tante», ha constatato, anche se «la peggiore bomba che è dentro il Vaticano è la chiacchiera».
Le chiacchiere, secondo Papa Francesco, «minacciano ogni giorno la vita della Chiesa e la vita dello Stato». Perché «ogni uomo che chiacchiera qui dentro — ha scandito — semina bombe, semina distruzione», in quanto «uccide la vita degli altri». E anche se le sue parole corrispondessero a verità, ha precisato, egli non avrebbe comunque «il diritto di dirlo a tutti», ma solo «a chi ha le responsabilità». Da qui il lapidario invito rivolto ai gendarmi: «Siate sentinelle dei chiacchieroni».
La chiacchiera, ha incalzato, «è una delle malattie di questo Stato». E mentre «tanti laici, tanti sacerdoti, tante suore, tante consacrate, vescovi, seminano il buon grano», il diavolo «usa anche laici, alcuni preti, consacrati, suore, vescovi, cardinali», persino «Papi, per seminare la zizzania». Dunque «dobbiamo essere attenti a questo: non seminare zizzanie». Un «pericolo» che «anche io ho», ha ammesso Francesco. Perché «il diavolo ti mette dentro la voglia».
«Non seminare bombe: è questo il favore che io vorrei chiedervi» ha ripetuto il Pontefice, invitando la Gendarmeria a «custodire, essere brave sentinelle, perché il nemico non semini la zizzania delle chiacchiere». È un impegno che per Francesco va perseguito anche trovando il coraggio di dire: «Per favore signore, per favore signora, per favore padre, per favore suora, per favore eccellenza, per favore eminenza, per favore santità, non chiacchierare, qui non si può!». Una determinazione necessaria, perché — ha riaffermato — «voi dovete fermare questa semina di bombe, che distruggono la Chiesa e non seminano vita, non sanno seminare il grano».
Quale sarà il destino di chi alimenta le chiacchiere? Richiamando il brano evangelico della liturgia il Papa ha ricordato che «i seminatori di zizzania, i chiacchieroni sono iniqui, commettono iniquità». E dunque «andranno nella fornace ardente», saranno condannati «alla vergogna e all’infamia eterna», come avverte anche il profeta Daniele. Sarà questa la «fine del chiacchierone». Ai gendarmi il compito di «vigilare, essere brave sentinelle, perché questa bomba delle chiacchiere, queste bombe non entrino qui in casa». Grazie «al vostro aiuto — è stato l’augurio concluso — la vita di tutti noi, l’ultima pagina della vita di tutti noi, sia: è stata una buona persona, ha seminato il buon grano. E non che, sarebbe tristissimo, l’ultima pagina sia: è stato un iniquo, ha seminato la bomba della zizzania».
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La bomba della zizzania
Una parafrasi con lievi adattamenti e qualche aggiunta
Chi semina «la zizzania delle chiacchiere», che deflagrano come «bombe» distruggendo «la vita degli altri» e anche «la vita della chiesa», è il diavolo. Non «un’idea» ma «una persona». Che «è cattiva, astuta» e «sa come uccidere».
Occorre essere sempre attenti nel «custodire la chiesa». È importante «questa virtù del custodire», nella quale è racchiusa la vocazione di ogni credente. Custodire la libertà della chiesa, al servizio di Cristo Gesù, del prossimo, perché possa essere libero, perché la chiesa possa essere libera.
«Custodire è una bella parola, la stessa che Dio ha affidato come vocazione a Giuseppe», assegnandogli la missione di «custodire Gesù». E i cristiani sono custodi alla scuola di Cristo, il quale «ci insegna come custodire. Egli è coraggioso, loda Dio».
Chiediamoci: «Noi lodiamo Dio? Pregando, lodiamo Dio come fa Cristo?» Siamo buoni custodi? Abbiamo il coraggio di cacciare via i demoni? Anche quelli che «rovinano la chiesa»? Si tratta proprio di «custodire il popolo di Dio contro il diavolo». E «benché alcuni dicano che il diavolo è un’idea», questa idea vogliamo averla lontana da noi».
Occorre il coraggio di cacciare i demoni che rovinano la chiesa: invidia, presunzione, ignoranza biblica, ignoranza orgogliosa, instabilità caratteriale, supponenza, vanità, litigi, contenzioni, gusto della discussione inutile, insensibilità verso le anime che ci crescono accanto, fornicazioni, adultèri, egoismo, malanimo, pregiudizi, chiacchiere, maldicenze (sia dette che ascoltate), disubbidienza, cattiveria, malignità…
Bisogna dunque custodire per allontanare noi stessi e gli altri dal diavolo, dalle tentazioni dall’esterno e dall’interno della persona umana, resa nuova da Cristo. È «una bella vocazione questa: lottare con tutte le virtù umane, anche con la preghiera, con l’adorazione, lottare per custodire». Chi custodisce «non può essere uno “sciocco”; deve essere svelto, deve essere attento. E i credenti sono sentinelle, sentinelle attente, per stare attenti, perché non vengano cose brutte dentro la chiesa».
I cristiani sono «sentinelle, guardano porte e finestre perché non entri una bomba». Ma ecco «una cosa un po’ triste: ci sono bombe dentro, ci sono bombe pericolosissime dentro. Stiamo attenti. Perché nella notte di tante vite cattive, il nemico ha seminato la zizzania».
Ogni seme di zizzania è una bomba che distrugge, non lascia crescere bene il grano, distrugge la vita. Si tratta di «una bomba fatta in casa o una bomba atomica?». In ogni caso è una bomba «pericolosa». E «ce ne sono tante» anche se «la peggiore bomba che è dentro la chiesa è la chiacchiera».
Le chiacchiere «minacciano ogni giorno la vita della chiesa». Perché «ogni uomo che chiacchiera qui dentro semina bombe, semina distruzione», in quanto «uccide la vita degli altri». E anche se le sue parole corrispondessero a verità egli non avrebbe comunque «il diritto di dirlo a tutti», ma solo «a chi ha le responsabilità». Da qui l’invito ai cristiani: «Siate sentinelle dei chiacchieroni».
La chiacchiera «è una delle malattie della chiesa». E mentre «tanti credenti, persone responsabili, evangelizzatori seminano il buon grano», il diavolo «usa anche alcuni credenti, alcuni responsabili, alcuni evangelizzatori per seminare la zizzania». Dunque «dobbiamo essere attenti a questo: non seminare zizzanie». Un «pericolo» che anche io e te abbiamo. Perché «il diavolo ti mette dentro la voglia».
Non seminare bombe, è questo il favore che dobbiamo fare gli uni agli altri. Ma questo è anche un dovere morale, il dovere di «custodire, essere brave sentinelle, perché il nemico non semini la zizzania delle chiacchiere». È un impegno che va perseguito anche trovando il coraggio di dire: «Per favore signore, per favore signora, per favore fratello, per favore sorella, non chiacchierare, non si deve e non si può!» Una determinazione necessaria, perché si deve «fermare questa semina di bombe, che distruggono la chiesa e non seminano vita, non sanno seminare il grano».
Quale sarà il destino di chi alimenta le chiacchiere? Richiamando il noto brano evangelico, bisogna ricordare che «i seminatori di zizzania, i chiacchieroni sono iniqui, commettono iniquità». E dunque «andranno nella fornace ardente», saranno condannati «alla vergogna e all’infamia eterna», come avverte anche il profeta Daniele. Sarà questa la «fine del chiacchierone». A tutti i cristiani il compito di «vigilare, essere brave sentinelle, perché questa bomba delle chiacchiere, queste bombe non entrino nella casa del Signore». Grazie all’aiuto di tutti, l’ultima pagina della vita di tutti noi, sia: è stata una buona persona, ha seminato il buon grano. E non che, sarebbe tristissimo, l’ultima pagina sia: è stato un iniquo, ha seminato la bomba della zizzania.
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