Riflessioni

Un giovane chiamato Gesù

Trent’anni Quando si pensa a Gesù è difficile non considerare che aveva più o meno trent’anni quando fu ucciso dopo un processo sommario. Un uomo giovane, nel fiore degli anni, nel vigore della vita o, come si suol dire, uno che aveva tutta la vita davanti… Molti di noi hanno superato da un pezzo quell’età giovanile e è difficile non riflettere che anziani e giovani, maturi e meno giovani, tutti siamo salvati grazie a quella morte scelta dal giovane Gesù: “La mia vita non me la toglie nessuno, la depongo da me”, scriverà il vecchio Giovanni ricordando altri tempi. È difficile persino capire un giovane che, almeno da un certo momento in poi della sua attività pubblica, comincia a parlare apertamente ai suoi amici della sorte che lo attende: dovrò andare a Gerusalemme, sarò arrestato, dovrò soffrire molto, mi uccideranno e anche voi, amici miei, non avrete di che andar fieri di me, forse vi vergognerete di me, forse diventerò un ostacolo per voi e vorrete non avermi mai conosciuto… Sapere di dover morire e continuare a lottare per la verità con amore senza darsi alla fuga è coraggio. Parafrasando un poeta si potrebbe dire nel caso di Gesù: Chi per amore muor / vissuto è assai. Ma a noi chi ce la dà la forza di vivere? Chi ci dà il coraggio di morire? Sono domande che non ci poniamo mai e, se ce le poniamo, eccole subito fugate da una distrazione fra le tante. Non è forse questa proprio la società della dis/trazione? Persino Epicuro era molto più attento di noi quando diceva: “Quando ci sono io, la morte non c’è; quando c’è la morte, non ci sono io”. Noi pensiamo che la morte è sempre quella degli altri. Non siamo mai noi a morire. A dover morire. Cambiamo canale… La vita è breve. Forse questa vita è davvero troppo breve. Almeno troppo breve per sprecarla in liti e rancori, animosità e odii, ricordi di amarezze subìte e date, gelosie e calunnie, scontrosità e malanimo. Il bambino ucciso dal fulmine sulla piaggia di Taranto non era più cattivo di tutti gli altri bambini. La moglie accoltellata dal marito in un accesso di furia era come tutte le altre mogli. Gli alpinisti morti all’inizio della buona stagione sulle Alpi non erano peggiori di altri uomini. “Ma se non ci ravvediamo, tutti periremo come loro”, dice Gesù. Una vita spesa nella pace del Signore è una vita lunga. Forse occorre davvero spendere la vita nell’amore prima verso il Dio vivo e poi verso la Sua immagine viva, il nostro prossimo, per gustare la vita. Come consiglia Dio, smettiamo di guardare indietro, ai mali e malumori del passato, protendiamoci invece in avanti, proseguendo sulla Via della speranza che non delude, del pentimento positivo, della fede fiduciosa, dell’amore che mai va sprecato, anche quando sembra che nessuno lo nota – forse, anzi, proprio quando nessuno lo nota. Se si vuol restare giovani dentro, occorre tornare alla sofferenza del giovane Gesù, dipendendo in tutto da Dio, come fece Gesù anche in punto di morte.

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