SANTI NEL VANGELO
"Santi" nel Nuovo Testamento
La data del 1° maggio 2011 e la beatificazione di Karol Wojtyla, che prelude alla sua santificazione, è un''occasione per riproporre un confronto tra ciò che la teologia e la tradizione cattolica sostengono riguardo a santità e santificazione e ciò che ci viene presentato nelle pagine del Vangelo ispirato da Dio, e perciò parola di Dio.
1. Piccola antologia sulla parola "santi" nel Vangelo
Leggiamo una serie di brani tratti quasi tutti dall''indirizzo di alcune lettere del Nuovo Testamento.
Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro... (1 Corinzi 1,1 s.).
Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, alla chiesa di Dio che è in Corinto e a tutti i santi dell''intera Acaia: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo (2 Corinzi 1,1 s.).
Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso, credenti in Cristo Gesù: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo (Efesini 1,1 s.).
Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi (Filippesi 1,1).
Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen. Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù. Vi salutano i fratelli che sono con me. Vi salutano tutti i santi, soprattutto quelli della casa di Cesare. La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito (Filippesi 4, 20 ss.).
Questa piccola antologia biblica (Bibbia, ed. CEI) mostra che "santi" sono i credenti viventi, i quali ricevono e leggono le lettere inviate da apostoli. Sono i "santificati in Cristo", i "chiamati ad essere santi" insieme a quanti "invocano la persona (= nome) del Signore", cioè del risorto (Romani 1,4). Questa chiamata si attua mediante la potenza della parola del Vangelo (2 Tessalonicesi 2,14, Romani 1,16). Questa invocazione della persona del Signore non è il semplice richiamo a Lui (Matteo 7,21 ss.), ma è piuttosto fedeltà e ubbidienza alla sua parola.
I "santi" vivono la loro fede di "credenti" a Corinto e ad Efeso, a Filippi e a Colosse. Essi sono salutati da altri "santi" e salutano i "santi". Si tratta di persone viventi, le quali godono qui-e-ora, cioè in terra, della grazia e della pace del Signore.
Si osservi di passaggio che la chiesa di Filippi era guidata da "vescovi e diaconi". Lo stesso accadeva nella maggioranza delle chiese in epoca apostolica: un collegio di vescovi (chiamati pure anziani o pastori, Atti 20,17. 28) guidava la chiesa locale.
Nel Vangelo o Nuovo Testamento mai si parla di defunti che diverrebbero santi a seguito di uno speciale processo di beatificazione prima e di santificazione poi. L''idea che la chiesa-gerarchia dichiari una persona defunta "beato" prima e "santo" poi, grazie alle sue virtù e ai suoi meriti, è del tutto sconosciuta al Nuovo Testamento. Questa idea risale alla teologia medievale, ma è del tutto ignota alla parola di Dio. Si tratta di una semplice prassi-tradizione di origine umana.
2. Chi sono i "santi"
Per rispondere a questa domanda leggiamo una breve sezione tratta dal primo capitolo della lettera ai Colossesi:
Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timoteo, ai santi e fedeli fratelli in Cristo dimoranti in Colossi grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro! (...) Ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati (...). E anche voi, che un tempo eravate stranieri e nemici con la mente intenta alle opere cattive che facevate, ora egli vi ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto: purché restiate fondati e fermi nella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunziato ad ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato ministro (Colossesi 1,1-2. 12 ss.).
Ritroviamo qui i "santi e fedeli fratelli" che vivono a Colosse. Per loro Paolo ringrazia Dio che li ha resi partecipi della sorte dei "santi nella luce". Essi infatti hanno abbandonato e debbono tuttora guardarsi da "filosofia e vuoti raggiri ispirati alla tradizione degli uomini" (Colossesi 2,8). Debbono invece rimanere nella "luce" del vangelo. Essi sono stati "trasferiti" o trasportati dal potere del male al regno del Figlio amato di Dio; grazie a lui hanno ottenuto il perdono dei peccati, e la loro stessa mente è stata trasformata dal vangelo (= metànoia, cambiamento di mente, conversione). Essi sono riconciliati con Dio grazie alla morte di Gesù per essere "santi e immacolati e irreprensibili" dinanzi a Dio. Per questo essi debbono stare fondati e saldi nella fede come è presentata nel vangelo.
Si noti qui il forte richiamo al vangelo: i "santi" non debbono consentire che alcuno li "allontani dalla speranza promessa nel vangelo".
3. Perché e come diventare "santi" secondo il Vangelo
Un lungo brano molto bello della stessa epistola ai Colossesi ci aiuta a rispondere a questa domanda con semplicità e veridicità.
Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e in lui voi avete tutto pienamente, di lui cioè che è il capo di ogni principato e di ogni potestà. In lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo. Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l''incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce; avendo privato della loro forza i principati e le potestà ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo trionfale di Cristo (Colossesi 2,8-14).
Peccato che i nostri amici cattolici per concentrarsi sui beati e i santi proposti dalla gerarchia ignorino e dimentichino che:
la parola apostolica - non quella di Wojtyla - presentata nel Nuovo Testamento è la sola che va proclamata per ammonire e ammaestrare ogni persona al fine di renderla "perfetta in Cristo" (Colossesi 1,28);
"in Cristo" - e non in Wojtyla - è possibile trovare tutti i tesori della sapienza e della conoscenza (Colossesi 2,3);
si diviene "santi in Cristo" per "camminare uniti al Cristo" (Colossesi, 2,6), non uniti a Wojtyla;
si sceglie di divenire cristiani, cioè credenti e santi in Cristo, proprio per sfuggire a "inganni e parole seducenti" (Colossesi 2,4), per smetterla con le filosofie umane e la tradizione umana che va d''accordo con gli "elementi del mondo" ma non con Cristo;
dato che in Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, il credente ha in Cristo "tutto pienamente": il cristiano non ha bisogno né delle tradizioni umane né delle parole umane di Wojtyla, perché ha appieno ogni cosa in Cristo. Fece bene Wojtyla a incoraggiare tutti ad aprire le porte a Cristo. Ma avrebbe dovuto farlo anche lui: confidare in Cristo, non nel potere bancario; aprirsi a Cristo ed evitare gli scandali a partire dallo IOR (crack del Banco Ambrosiano; arresto del direttore dello IOR, Marcincus, impedito dal Vaticano; suicidio-assassinio di R. Calvi) per finire con la pedofilia;
si diviene "santi in Cristo" quando si viene "sepolti con Cristo nel battesimo, nel quale si viene anche risuscitati con Cristo mediante la fede...". Il testo menziona qui la rinascita battesimale. Nel vangelo, questa rinascita riguarda adulti che hanno conosciuto la parola di Cristo, che decidono di affidarsi a Lui, si ravvedono e decidono liberamente di battezzarsi in Lui, per iniziare a vivere una vita nuova, da "santi in Cristo". La parola sepolti fa riferimento al fatto che il battesimo biblico è una immersione in acqua: l''uomo peccatore muore e dalle acque battesimali emerge, rinasce la persona nuova che continua a rinnovarsi e a crescere in Cristo (Romani 6,1 ss.). Il battesimo degli infanti praticato dalla chiesa cattolica non è il battesimo ordinato da Cristo. La chiesa cattolica non pratica il battesimo biblico. Anche in questo Wojtyla non ha aperto la porta a Cristo, ma ha mantenuto una tradizione umana biblicamente errata.
4. L''etica dei "santi" = coloro che vivono in Cristo
La "santità" del credente si manifesta in un comportamento che sia degno del cristiano e della cristiana. Questo comportamento nuovo viene descritto, ad esempio, nella sezione etica delle epistole agli Efesini e ai Colossesi (seconda metà delle lettere). Consideriamo qui un brano della lettera ai Colossesi.
Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti!
La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre (Colossesi 3,12 ss.).
Il credente non dimentica mai di essere oggetto dell''amore di Dio. I nostri genitori ci amano e ci donano ogni cosa, ma il loro amore non è che una pallida immagine dell''amore di Dio che come un padre buono, ci dona ogni cosa mediante Cristo Gesù. Dio ha amato l''uomo per primo (1 Giovanni 4,7-10). Se riusciamo a comprendere anche solo un poco questo amore, riusciremo anche ad aprirci al Signore e ad avere un atteggiamento interiore ed esteriore improntato a umiltà, bontà, misericordia, mansuetudine, mutuo perdono e soprattutto carità che è amore.
L''amore però non rende ciechi, ma vedenti (Walter Trobisch). L''amore vede infatti il peccato o l''errore e interviene per cercare di correggerlo, affinché il peccatore cambi e torni a Dio, come un figliol prodigo che torni in sé e ricordi l''amore paterno.
Ma affinché questi doni dimorino davvero in noi è necessario che "la parola di Cristo dimori tra i santi abbondantemente". Ignorare la Bibbia è ignorare Cristo stesso. Esegeti e teologi cattolici conoscono bene la Bibbia. Anche Wojtyla la conosceva bene. Ma quando si trattò di scegliere fra i poveri dell''America Latina e il potere dei governi totalitari di quei Paesi, la scelta purtroppo non fu quella che avrebbe dovuto fare un "santo" né quella che avrebbe fatto Gesù. Analogamente, quando si tratta di scegliere tra le tradizioni umane e la parola di Cristo, esegeti e teologi cattolici scelgono le tradizioni, scelgono gli "elementi del mondo".
Non ci si può dire credenti se si ignora la parola di Dio. La religione delle reliquie, la fede nel sangue conservato in una teca, la religione delle bare scoperte, dei cadaveri conservati non è la religione del Dio dei viventi annunciato da Cristo Gesù (Matteo 22,32).
Colui che vuole essere "santo" in Cristo fa ogni cosa, nel parlare e nel comportamento, "nel nome di Cristo". Nel testo biblico questa espressione non è una mera formuletta, ma è significativa. Vuol dire parlare e agire in armonia con l''autorità autorevole di Cristo espressa nel Nuovo Testamento. Non si tratta affatto di inventare parole e iniziative per poi affibbiargli l''etichetta del "nome di Cristo" - come tante volte è stato fatto nel corso della storia antica e contemporanea. Si tratta invece di aderire allo spirito e alla lettera del vangelo, attuando quelle opere che Dio ha già approntato affinché noi le pratichiamo (Efesini 2,8 ss.). Si tratta, in ultima analisi, di attenersi con fedeltà e fiducia al vangelo, perseverando nella fede fiduciosa, fondati e saldi nella speranza del vangelo come Paolo, per divina ispirazione, raccomanda di fare ai "santi" di Colosse .
Concludiamo con un cordiale appello-invito rivolto agli amici cattolici e agli amici che forse sono divenuti atei anche per quanto hanno visto nella chiesa cattolica. L''invito di cuore è questo: abbandoniamo le tradizioni umane per riscoprire assieme la bellezza e la perfezione spirituale ed etica della notizia buona annunciata da Cristo e dagli apostoli. È possibile, è davvero possibile, ritrovare grazia e pace in Cristo Gesù. [r.t.]
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