VIA
La "via"
Ci si riallaccia qui idealmente alla "via deserta" verso la quale Filippo fu chiamato a predicare (Atti 8,26). Il nome "via" richiama il verbo "camminare", spesso usato in senso tecnico nel testo biblico: l''uomo che "cammina", cioè che si comporta in un modo o in un altro...
1. "Via" adoperato spesso nell''AT
La via che conduce alla vita (albero della vita) è preclusa all''uomo a causa del suo peccato (Gen. 3,24): la storia biblica successiva non è che il tentativo positivo ma anche problematico di ritrovare questa via "vitale"; tentativo che culmina positivamente in Cristo Gesù, il quale solo può affermare "la via sono io" (Gv. 14,6);
Dio solo conosce la via che conduce a saggezza e intelligenza (Giob. 28,23 v. contesto): per questo occorre fidarsi e affidarsi a Lui;
La "via" dei giusti è nota a Dio (=è via di salvezza); mentre la "via" dei malvagi porta alla rovina (Sl.1,6): si tratta di due comportamenti antitetici, come contrapposti sono gli esiti finali;
Dio vuole la salvezza dell''essere umano: perciò insegna la via al peccatore e al mansueto (Sl. 25,8-12); l''uomo è chiamato a osservare il patto e le testimonianze di Dio, cioè la Scrittura: questo è il sentiero della benignità e verità (25,10);
Per questa ragione l''uomo si ricrea ("cuore allargato") "correndo" sulla via dei comandamenti del Signore che egli sceglie per essere fedele al Padre (119,30-32).
2. "Via" nel NT
La venuta del Cristo viene preparata da Dio in sintonia con antiche profezie: "via" del Signore preparata (Mal. 3,1 / Mt. 11,10);
Ma come preparare questa venuta? La mentalità moderna confonde "preparazione" con "organizzazione, struttura, strutturazione": già qui le due "vie" (dell''uomo e di Dio) si dividono radicalmente;
si tratta invece di "preparare" i "cuori" (=menti, mentalità) della gente con una predicazione energica e fedele alla Scrittura (Mal. 4,5 s.) quale non si udiva da secoli in Palestina (proprio come oggi in Italia?); ciò fu attuato da Giovanni il battezzatore ("con molte e varie esortazioni evangelizzava il popolo" Lc. 3,18); dunque questa preparazione consiste proprio nella evangelizzazione!
Si tratta di una preparazione attuata - come è tipico dell''agire di Dio - non per la forza di una struttura o di una organizzazione, bensì per la forza della "parola" profetica (di Giovanni); questo punto è delicato e fondante, e merita qualche domanda pensosa: come mai per attuare l''importantissima preparazione Dio non ha utilizzato la struttura sacerdotale del Tempio, che pure egli aveva stabilito con Mosè? Perché mai le persone che prendono parte alla preparazione e la favoriscono si pongono al di fuori dell''organizzazione del Tempio? Perché mai Dio utilizza per i suoi scopi degli strumenti che poco o nulla hanno a che vedere con le strutture e le gerarchie religiose del tempo?
La ragione è semplice come è semplice Dio: egli per primo ha sempre creduto - creduto davvero, e raccomandato di credere - che la parola fedele alla Sua testimonianza fosse intrinsecamente dotata di potenza (Rom. 1,16; 1 Cor. 1,18; 1 Pt. 1,23b; 2 Pt. 1,21b); dunque: preparazione tramite la parola di Dio presentata con fedeltà e serietà, ma anche preparazione promossa e realizzata lontano dalle e al di fuori delle strutture organizzative religiose del tempo: forse di ogni tempo?
Quando le spie di scribi e sacerdoti vogliono cogliere in fallo Gesù, in genere iniziano la sfida con un complimento: "Maestro, tu insegni la via di Dio secondo verità" (Lc. 20,21b: mai fidarsi dei complimenti di certa gente...);
Anche i nemici non possono non riconoscere che Gesù ripropone davvero la "strada maestra" di cui aveva parlato Isaia (35,5-10); è Dio stesso che ammaestra "intorno alle sue vie" i molti popoli che accorreranno a Gerusalemme per ascoltare la legge-parola dell''Eterno (Is. 2,2-4); i molti popoli accorrono per divenire "un popolo solo" (Ef. 2,11 ss.).
Da chi è formato questo "popolo unico"?
• Questo popolo unico è costituito da uomini e donne che seguono la "nuova via" (Atti 9,2); si segue Colui che solo consente di ritrovare la via perduta verso la vita! Come dimenticare che il popolo di Dio è il frutto delle sofferenze del Cristo (Is. 53,10 ss.)? Un popolo preparato e persuaso dalla potenza della predicazione (v. sopra), non dalla forza delle organizzazioni;
strano: nella storia della religione cristiana quando gli uomini hanno voluto o vogliono cominciare una nuova impresa o ricominciarne una passata non trovano di meglio che procedere a una ri-strutturazione, una ri-organizzazione di cose, concetti, persone... (ess. tratti dalla storia antica e contemporanea). Quale logica è mai questa, quella di Dio o quella della organizzazione aziendale? L''uomo stenta a pensare e di fatto non pensa mai che il vero reset in ambito spirituale si realizza grazie all''ascolto serio e profondo dell''unica parola che può prepararci e persuaderci, la parola del Signore.
• Questo popolo unico è fatto di uomini e donne che si lasciano persuadere dalle cose relative al regno di Dio e si separano da quanti dicono male della "nuova via" (Atti 19,8-9); sembra strano parlare di persuasione e separazione nello stesso contesto, ma è la realtà approvata da Paolo apostolo;
• Questo popolo unico è fatto di persone considerate spesso settarie (Atti 24,14), eppure seguaci della "via": adorano il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe e il Dio di Gesù Cristo; accolgono il valore profetico della Scrittura;
• in epoca apostolica - quella alla quale tutti dicono di volersi rifare - troviamo non organismi o strutture, bensì servizi: vescovi e diaconi (Atti 20,28; Fil. 1,1; Rom. 16,1 ss.); apostoli-profeti (Ef. 3,5); evangelisti (Ef. 4,11; 2 Tim. 4,5), pastori e insegnanti (Ef. 4,11);
loro scopo fu / è: il perfezionamento dei santi, l''opera del servizio, l''edificazione etica/spirituale del corpo di Cristo (Ef.4,12 ss.);
• Tale è il popolo nuovo che "corre" sulla "via" dei comandamenti del Signore, secondo la bella espressione trovata nel Sl. 119.
Mentre comunitariamente prepariamo queste note e ne discutiamo assieme, folle immense invadono Roma per la beatificazione di Wojtyla: quale stupenda organizzazione e strutturazione per la fausta circostanza! Non ci si è fatto mancare nulla, neppure la data specialissima del 1° maggio, che con un colpo organizzativo geniale viene tolta agli ormai dimenticatissimi lavoratori per essere consacrata all''evento. Non si può non osservare che tutto in religione dev''essere evento, anche a costo di farlo diventare tale ad arte. Lo scopo è rendere massimo l''effetto attrattivo dell''evento.
Ma appunto, se occorre la forte organizzazione e strutturazione, se occorre inventare, creare l''evento, se occorre l''evento per attrarre, ciò vuol dire che la parola (quella che sopra abbiamo chiamato "via", Scrittura, testimonianza di Dio) più non attrae. Non si crede dunque più alla potenza della parola proclamata con serietà e fedeltà. La parola dev''essere associata, sommata, integrata a organismi, strutture, eventi che la corroborino e la sostengano, perché si ritiene che essa, da sola, non produrrebbe l''effetto efficace desiderato (dagli uomini).
In questi momenti la nostra attenzione di osservatori è rivolta non tanto al mondo cattolico, da sempre uso ad adottare metodi fantasmagorici pur di attrarre, quanto piuttosto al mondo protestante-evangelico. È vero che questo guarda agli eventi cattolici con occhio critico, ma forse anche con un pizzico d''invidia; vorrebbero, alcuni amici protestanti-evangelici, esser capaci essi stessi di attivare organismi e strutture tali da produrre un evento quale quello del 1° maggio 2011. Ma non ne sono capaci.
Come non ne sono capaci quelle conventicole che entrano in scena bramose di recitare l''evento. Si informa con strepito internettistico di ogni sia pur minimo fatterello che possa servire a produrre attrazione: un convegno di ben 30 persone qui, l''istituzione di un comitato direttivo là, la strutturazione ufficiale di una nuova direzione per quella certa impresuccia. Il linguaggio dell''organizzazione industriale vorrebbe dire la grande macchina organizzativa che però produce topolini. No problem. Tutto va bene. Tutto contribuisce allo scopo di generare una attrazione che non ha nulla da invidiare a quella che un tempo, con un prestito dal francese, si chiamava réclame. Accade così che nell''ambito della pubblicità più smaccata, la forza della velleità sostituisce appieno - ineluttabilmente, anche se inavvertitamente - la "potenza della parola", la dirittura della "via maestra", la "preparazione" di Dio e la "persuasione" che solo Cristo può generare nel cuore della persona umana.
Curioso, i cristiani sembrano aver dimenticato la potenza dell''evento - quello unico, sconvolgente, terreno eppure cosmico, materiale eppure spirituale - da cui essi potrebbero e dovrebbero trarre ancora origine e identità. La mancanza di memoria è grave per la Bibbia. Perciò i cristiani hanno perduto, con la memoria, anche la potenza di quella parola che era "nel principio", che "era con Dio" (Gv. 1,1).
La parola, ridotta a mero linguaggio da spot pubblicitario, e la filosofia del marketing religioso spiegano sia i battesimi della Torre di Guardia - allineati come robot a bordo piscina nello stadio - sia le testimonianze di fede proposte non per discutere con coraggio di fede in faccia a un mondo di atei praticanti (le discussioni sono bandite come insane...), ma solo per attirare. Attirare, questa è la parola d''ordine. Perché il problema è uno: il numero. Non si è, o non ci si ritiene, abbastanza numerosi. E se oggi non si è numerosi non si gode di credibilità. Almeno secondo la logica del mondo. Triste logica di morte.
Chi mai riflette che in religione uno solo, dalla parte di Dio, costituisce la maggioranza? Non fu solo il Cristo nei momenti supremi della vita? Chi riflette che quando folle oceaniche lo vogliono eleggere come loro re (= organizzazione, potere, struttura), egli si allontana, se ne va da solo su un monte a pregare? Chi pensa che quando Davide si pose da stolto il problema del numero del suo popolo, fu punito da quel Dio di cui è scritto: Virtus in infirmitate perficitur, cioè la potenza di Dio si dimostra perfetta nella debolezza (2 Cor. 12,9)?
Questa virtus non è certo la "via" che sceglie il mondo, e però è la "via" di Dio. Colui che ci si rivela in Gesù, il quale continua ad avvertire:
Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano (Mt. 7,13-14). [R.T.]
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