CREAZIONE DI ESSERI INNATURALI?
Un’equipe di ricercatori australiani è riuscita a realizzare ciò che si riteneva impossibile: ha creato embrioni senza utilizzare spermatozoi. Si tratta di una ricerca preliminare, ma è quanto basta per far pensare che stia avvicinandosi la possibilità che la vita umana prenda forma senza impiego di spermatozoi. La notizia ha provocato reazioni a causa delle implicazioni etiche e morali. Lei cosa ne pensa a riguardo, ci stiamo avvicinando alla creazione di esseri innaturali?
Grazie. Lucia.
Cara Lucia,
vorrei risponderLe partendo da una breve citazione: «E l’Eterno Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale, e l’uomo divenne un’anima vivente» (Genesi 2). Perché tornare indietro, fino a tempi ancestrali, per cercare di risponderLe? E quale confronto è possibile fra «la polvere della terra» e i sofisticati strumenti dei laboratori australiani? Credo che ri/considerando questa originaria e originale frase biblica si possa meglio valutare l’opera dei moderni ricercatori.
Quante sono le cose che – solo ieri considerate impossibili – sono oggi esperienza comune e, già domani, destinate ad essere superate da cose nuove, oggi ritenute… impossibili.
Sembra che nel campo della biologia – l’ambito della vita fisica, biologica, appunto –non vi siano confini. «(…) Riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare, e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra» (Genesi 1). L’esegesi di questa frase – che oggi possiamo ri/leggere anche alla luce dell’esperienza attuale – mostra, se mai ve ne fosse bisogno, l’ampiezza crescente, tendenzialmente illimitata, che in origine Dio stesso aveva dato alla possibilità d’azione dell’uomo e della donna.
Il problema, dunque, non sembra tanto quello posto dalla ricerca cui Lei accenna. Pensi, ad esempio, a quando quarant’anni fa il Dott. Barnard trapiantò il primo cuore. L’evento provocò reazioni per le sue implicazioni etiche e morali. Risultato? Una ricerca sempre più raffinata negli strumenti e metodi, un’attenta valutazione della serietà dei singoli casi, una generale sensibilizzazione verso questo tipo di interventi, fino al recente caso della giovane signora che, trapiantata di cuore, ha messo al mondo un bel bambino. Evviva!
Una ricerca porta necessariamente a nuove possibilità/opportunità, in mille direzioni: estendiamo i confini (in questo caso) biologici della nostra conoscenza; apprendiamo tecniche nuove d’intervento; ragioniamo sui pro e i contro; alcuni problemi si risolvono, ma nuovi problemi sorgono. Si sarebbe quasi tentati di dire: niente di nuovo sotto il sole.
Sembra assodato che se decidiamo (o se qualcuno decide per noi) di applicare male i risultati della ricerca e della tecnologia – pensi alla mucca “pazza”, all’inquinamento industriale e a simili cose – il prezzo prima o poi lo paghiamo tutti, fino in fondo, vincolati come siamo ad una legge più inesorabile della forza gravitazionale: vale a dire che non si sfugge a tutte le conseguenze negative – nessuna esclusa! – di scelte sbagliate.
Nel secolo XIX la fede nel progresso illimitato aveva condotto a un ottimismo euforico. Il progresso era parso la redenzione tanto desiderata dall’uomo. E invece la fede nel progresso è ormai sepolta sotto le macerie immani di due guerre mondiali, per non dire di altre recentissime macerie.
L’uomo è sempre attratto dal frutto dell’albero che la Bibbia descrive come: «desiderabile per riuscire nelle proprie imprese» (va intesa così l’espressione che in genere si traduce con «desiderabile per diventare intelligente», Genesi 3,6). È questa la tentazione maggiore: l’indipendenza da Dio, agire per proprio conto, prescindere da Dio, procurarsi un progresso per proprio conto, e innamorarsi del proprio successo fino a non badare a una eventuale, prossima rovina.
Il problema dell’uomo, perciò, non è tanto che etica, morale o religione (quelle sane almeno) gli impediscano di andare, spaziare, ricercare… il problema vero può essere il suo delirio di onnipotenza, il suo voler essere «come Dio» (anche questa è una frase biblica nel contesto dei primi capitoli del Genesi). In realtà l’uomo è un essere piccolo (ma capace di grandi cose), limitato (ma in grado di spaziare illimitatamente). La realtà è che l’uomo muore anche con un cuore trapiantato, e morirebbe anche se nascesse da un embrione senza intervento di sperma maschile. Eppure l’uomo può Vivere se trova la strada della Vita.
A mio parere, questa “strada” non è tracciata dagli studiosi di biologia, che al massimo possono modificare, elaborare, manipolare la vita biologica. La «strada» della vita è quella tracciata da Cristo Gesù. È Lui la Vita dell’uomo.
A proposito di vita e cose «impossibili», la Bibbia presenta una cosa sola davvero impossibile all’uomo: la salvezza. Intendo qui per «salvezza» l’acquisizione della Vita vera e piena, della Vita stessa che è in Dio, appartiene a Dio ed è Dio. Per adottare termini biblici, questa Vita non è «bios» ma «zoé», la Vita che è Dio stesso.
Nel Vangelo troviamo Gesù che si intrattiene con un giovane. Questi mostra un’eccessiva fiducia in se stesso e nei propri beni (somiglia molto a noi moderni, forse all’uomo d’ogni tempo). Quando il giovane volta le spalle a Gesù, i discepoli chiedono: «Chi dunque può essere salvato?». Gesù risponde: «Agli uomini questo è IMPOSSIBILE; ma a Dio ogni cosa è possibile» (Matteo 19). Senza Dio siamo perduti, anche se ci consideriamo “naturalmente” ricchi sul piano biologico, tecnologico, scientifico.
Dunque: ci stiamo avvicinando alla creazione di esseri “innaturali”? A me pare che li abbiamo creati di già. E che li accettiamo come perfettamente “naturali”! Tanto per fare qualche esempio: a Lei sembra “naturale” la velocità con cui viviamo? Le sembra “naturale” il modo di parlare ultraveloce, semi-isterico, di certi personaggi? È “naturale” spiare persone al bagno con una telecamera e teletrasmettere pipì e pupù? È “naturale” che meno di un terzo del pianeta campi in abbondanza e oltre due terzi crepino di fame? È “naturale” che una persona anziana sia considerata inutile per il (dio) mercato? A queste e ad altre domande è “naturale” per molti rispondere di sì. Perciò, se e quando gli embrioni creati senza spermatozoi saranno divenuti bambini e poi uomini, vedremo quanto saranno “naturali”: se saranno pazzi o savi, sani o malformati, uomini o altro… Ma stia sicura: porteremo tutte le conseguenze – senza sconti! – delle scelte che avremo fatte.
Nessuno ci toglie la dolcezza/amarezza del frutto del successo nelle nostre imprese. Ma forse è giunto il momento di iniziare ad assaporare il frutto dell’Albero della Vita che è Cristo Gesù: il suo Consiglio può calmare le nostre ansietà di esseri superati dalle nostre stesse scoperte; può allontanare i fantasmi di una tecnologia rivolta al male; può indirizzare in modo più responsabile e umile la nostra ricerca; può renderci attenti non solo alla pur importante vita bio-logica, ma anche alla ricerca della Vita che è in Gesù.
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