Ecco perché i credenti in
Gesù non festeggiano il Natale come festività religiosa
1. Mai il Vangelo comanda di celebrare il Natale (=nascita) di Gesù bambino.
La
tradizione del Natale, infatti, non risale a Gesù né agli apostoli, ma è una
semplice tradizione di origine umana sorta secoli dopo Cristo. Come tale
può benissimo essere tralasciata da chi ha imparato dal Vangelo a fidare e
confidare in Cristo Gesù Risorto. Le tradizioni umane, infatti, tradiscono e
annullano la Parola di Dio (Marco 7,1-9).
Nel Vangelo, Gesù comanda invece di ricordare la sua morte e resurrezione (Atti
2,42). E di questo comandamento conosciamo con precisione anche il giorno in cui
osservarlo (Atti 20,7).
La Bibbia che adottiamo noi semplici cristiani secondo il Vangelo è la stessa
che usano i nostri amici cattolici. A questa Parola di Dio non bisogna
aggiungere nulla né togliere nulla (Apocalisse 22,18). Perciò se il Natale non è
comandato da Dio, ma è solo tradizione umana, i credenti in Cristo non
aggiungono certo questa osservanza religiosa alle norme del Nuovo
Testamento.
Presso i primi cristiani, più vicini di noi a Gesù e agli apostoli, non
esistette per quasi dieci generazioni nessuna "tradizione del Natale".
2. La data della nascita di Gesù è comunque molto
incerta.
Nei primi tre secoli:
vi è una grande disparità di opinioni, ma si tende a collocare la data nella
primavera. Ne parla per primo Clemente Alessandrino (m. 215) che pensa Gesù
fosse nato il 20 maggio. Secondo altri il 28 maggio. Secondo Ippolito il 2
aprile. Per altri la data era il 19 aprile.
Dal quarto secolo in poi:
diventa via via dominante l'idea di una data in inverno; emergono due date:
il 6 gennaio (in
oriente) – sostituiva festa pagana della nascita di Aion (eone, "era");
il 25 dicembre (in
occidente) – sostituiva festa pagana della nascita del dio pagano Mitra, il
“sole invitto».
La festa al dio Sole, iniziata sotto l'imperatore Aureliano (274), viene
accresciuta da Costantino (306-337), fedele devoto al dio Sole, e poi da
Giuliano (362). è il Natale del
sole: dal 25 dciembre in poi cresce la luce --- la vergine Isis dà alla luce
Oro (simbolo del sole).
Si registra in quel periodo l'incapacità dei vescovi cristiani di eliminare
questa festa pagana. Allora la si sostituisce. Ambrogio, Agostino, Leone
Magno: esortano a non adorare il sole in quella data, ma Colui che ha creato il
sole – avviene così un tentativo di “cristianizzazione” di feste pagane
precedenti, in particolare di questa festività dedicata al Sole (Gesù è la luce
di cristiani...).
3. Questa "cristianizzazione" della festa pagana del
dio Sole, però, è in aperto contrasto con l'insegnamento chiaro della Bibbia
(Nuovo Testamento, Vangelo). Si possono fare le seguenti osservazioni.
A) le date primaverili sembrano molto più in armonia con i dati biblici (Luca
2,8: i pastori all'aperto di notte, in una gelida notte in Palestina? Un
imperatore che avrebbe ordinato un censimento per tutto l'impero in pieno
inverno? con tutte le difficoltà di spostamenti e di viaggi?).
B) Il Natale sposta completamente il centro dell’attenzione religiosa e
cambia il soggetto stesso della fede dei discepoli:
dal Gesù
Crocifisso-Risorto e glorificato presso Dio come "il Signore" (Atti 2,34-36)
Mediatore unico tra Dio e gli uomini (1 Timoteo 2,5)
Sacerdote Sommo, unico, insostituibile (Ebrei 4,15-16; 7,23-27)
ad un bambino
infreddolito e terreno. Le prime dieci generazioni di cristiani non hanno
celebrato un "Natale" perché la loro fede religiosa era tutta incentrata in
Cristo Gesù glorificato. Non si interessavano dei suoi dati terreni, ma
amavano affidarsi a Lui, vero Re Vivente, unico Mediatore e Salvatore
unico!
Per ben capire questo aspetto ecco le parole dello studioso cattolico,
Jurgensmeier:
Nella vita di pietà della
Chiesa dei primi quattro secoli, il Cristo si trova in primo piano, Colui che
vive e regna e siede alla destra del Padre (qui vivit et regnat et sedet ad
dexteram Patris); Egli è il Mediatore universale presso il Padre. La
preghiera non è rivolta a Cristo, ma è fatta per mezzo di Cristo… Valeva allora
la legge che il Sinodo di Ippona dell’anno 393 aveva formulato alla presenza di
S. Agostino nel can. 21 “sempre ad Patrem dirigatur oratio” (la preghiera
sia sempre rivolta al Padre). Non si prega Cristo, ma il Padre per mezzo di
Cristo.
Nello sviluppo posteriore della vita di pietà e di preghiera subentrò poi un
cambiamento quanto alla posizione di Cristo. Il Cristo glorificato si
eclissò e vi subentrò, nella vita di pietà, il Cristo della vita terrena… Non ci
si sentì più intimamente una cosa sola con Cristo… non si pregò più attraverso
Cristo, ma si pregò Cristo. Nella coscienza della pietà privata Cristo Mediatore
scomparve, diventò egli stesso centro ed oggetto di pietà. Nel fedele, non più
così coscio della sua unione viva con Cristo, ciò significò isolamento,
abbandono alla sola sua attività personale. La vita terrena di Cristo gli
si presentò così come modello, e in tale modo la pietà soggettiva si stabilì in
primo piano nella vita ascetica… Sulla base di tale cambiamento della posizione
di Cristo nella vita di pietà, l’abate Idefonso Herwegen distingue due grandi
epoche nella storia spirituale dell’Occidente cristiano. Nella pietà cattolica è
avvenuto un cambiamento immenso.[1]
Tutto ciò è veramente molto interessante e illuminante perché quel
cambiamento immenso che avvenne allora può spiegare coma mai, ancor oggi, il
Natale mostri evidenti tracce di paganesimo, e perché anche questa festa
grandiosa non riesca a cambiare il cuore delle persone le quali, trascorsa la
festività, tornano ad essere quelle che erano prima...
C) Non la nascita di Gesù (né Gesùbambino!), ma la sua
morte-e-glorificazione ci porta salvezza:
·
da chi riceviamo la grazia,
cioè il dono della salute spirituale? Da Gesù Signore Risorto!
(Romani 1,4ss.; non da un bambino);
·
Soltanto Gesù
crocifisso-e-risorto ci dona la remissione dei peccati (Atti 10,39-43);
·
Soltanto se per fede veniamo
sepolti con Cristo e risorti con Lui nel vero battesimo, siamo
salvati (Colossesi 2,12; non nella culla col bambinello, ma
sepolti con Lui nel vero battesimo biblico!);
·
Ciò che davvero conta è
l'annuncio e la testimonianza della Sua morte-e-resurrezione (1 Corinzi 11,26;
non il bue e l’asinello);
·
se - per ipotesi assurda - Gesù
fosse nato, ma non avesse ubbidito per amore fino alla morte della croce, egli
non sarebbe mai risorto e non sarebbe oggi l'unico Mediatore dell’umanità (Filippesi
2,5-11).
Prima che sia troppo tardi: torniamo risolutamente alle origini del Vangelo,
della fede in Cristo e ricerchiamo assieme salvezza, perdono e riconciliazione
con Dio in Cristo Gesù Signore!
4. Enorme difetto del Natale.
Questa festività ha l'enorme difetto di ingrandire smoderatamente la figura di
Maria. Alla sua festa Gesù è un bimbo, debole e infreddolito, nelle braccia di
lei. Egli non è più non il Cristo glorioso, potente, Giudice dei vivi e dei
morti, Mediatore unico fra noi e Dio, ma un bimbo debole e piangente. Tutto ciò
esalta la figura di Maria, che diviene lei stessa:
·
quella che ci dà Gesù;
·
la mediatrice;
·
e (quasi) la corredentrice.
Ora tutto ciò è in aperto contrasto con l'insegnamento del Vangelo di Cristo,
come si è già visto sopra. Inoltre va ricordato che:
·
non Maria ci dona Gesù, perché
Gesù è "pane di vita" dono del Padre (Giovanni 6,32-35);
·
solo Gesù può essere nostro
Mediatore con Dio, perché Gesù e lui soltanto è morto e risorto per noi;
soltanto lui è il prezzo del riscatto per i nostri peccati. Lui, non
Maria (1 Timoteo 2,5-6);
·
la liberazione dai peccati
(=salvezza spirituale) si ottiene soltanto per la grazia che Dio regala in
Cristo Gesù, "diletto di Dio". Dio dona "redenzione mediante il sangue di
Gesù" (Efesini 1,6-7).
Non Maria, quindi, né un romantico Gesùbambino, bensì Cristo Gesù Uomo
deve essere il soggetto e l'oggetto della nostra fede fiduciosa (1 Timoteo 2,5).
5. Il Natale festa della famiglia?
Si tende a presentare il Natale coma la festa della famiglia.
In realtà è semplicemente una data nella quale si fa una grande scorpacciata
(altro aspetto paganeggiante della festa) che spesso mette in luce solo gli
egoismi.
Diverso, anche qui, l'insegnamento semplice e magnifico che il Vangelo ci dà
sulla famiglia. Ecco qualche aspetto di questo insegnamento:
·
le relazioni tra mariti e mogli
sono improntate a reciproco rispetto e affetto; i mariti debbono esser pronti a
dare se stessi per le loro mogli, e queste debbono essere piene di affetto e
rispetto per i mariti (Efesini 5,22-25);
·
figli e genitori debbono
onorarsi, amarsi e stimarsi a vicenda; i genitori debbono tirare su i figli
nella fede fiduciosa del Signore (Efesini 6,1-4);
·
i membri delle famiglie debbono
aiutarsi reciprocamente se uno è in difficoltà (1 Timoteo 5,8 e 5,16).
Ora tutto questo non si attua una sera l'anno, ma costantemente: ogni giorno
dell'anno! Spesso si fanno tante insistenze (e a volte vere e proprie
imposizioni) per la cena del "24" e poi ci si ignora per tutto il tempo.
è un bene dare il valore giusto alla famiglia. Un modo
per fare ciò è tornare a parlare più spesso delle cose di Dio e delle cose della
salvezza in Gesù. Ma la famiglia non può diventare una prigione dove incatenare
i sentimenti di libertà in Cristo e di ubbidienza a Dio.
Per il vero cristiano e per la vera cristiana prima dell'ubbidienza alla
famiglia viene l'ubbidienza a Dio (Atti 4,19).
6. La
trina (=triplice) celebrazione delle messe
Sua origine. Ebbe
inizio nel IV secolo d. C., sembra a Gerusalemme. I cristiani qui residenti,
dopo aver celebrato a mezzanotte la natività di Gesù nella grotta di Betlemme,
tornavano in pellegrinaggio a Gerusalemme allietando la fatica del viaggio con
cantici, finché all’alba celebravano una messa nel tempio dedicato a S.
Anastasia, martire di Sirmio. Sul far del giorno si celebrava poi una seconda
messa alla quale, più tardi, se ne aggiunse una terza. Nel Medio Evo queste tre
messe furono intese come ricordo della triplice nascita di Gesù Cristo: (1) sin
dall’eternità come figlio di Dio, (2) nel tempo come figlio di Maria e (3) di
continuo nell’anima dei credenti che si battezzano o di coloro che tornano in
grazia di Dio dopo una colpa grave.
Che ne dice la Bibbia?
La trina celebrazione della
messa non può essere accolta dal cristiano per i seguenti motivi:
·
la parte essenziale della messa
è, secondo il cattolicesimo, la consacrazione. Nella Bibbia invece il
cuore del culto dei credenti consiste nell’atto con cui tutto il popolo
cristiano mangia del pane e beve del vino in ricordo del corpo e del sangue di
Gesù (1 Corinzi 11,26; Cena del Signore).
·
La messa è presentata come
rinnovazione del sacrificio della croce. Questa rinnovazione, sotto
qualsiasi forma, è esclusa dal Vangelo. Basti leggere in merito le chiare
affermazioni dell’epistola agli Ebrei, che parlano sempre e soltanto di un’unica
offerta compiuta da Gesù sul Calvario. Ebrei 7,27; 9,12-25-27. Non rinnovazione
ma memoriale significativo e comunione spirituale.
·
I primi cristiani non
celebravano la Cena del Signore tutti i giorni, bensì una volta alla settimana,
«nel primo giorno della settimana», vale a dire la «domenica», che significa
appunto «giorno del Signore» in ricordo della resurrezione (Atti 20,7).
·
Ora il Natale non è legato alla
domenica, ma può capitare in qualsiasi giorno della settimana.
La Cena del Signore poi non ricorda in alcun modo la nascita del Salvatore,
bensì la sua morte e resurrezione. La trina celebrazione della Messa, così come
è oggi impostata nella chiesa cattolica, va perciò esclusa, perché in contrasto
con la tradizione degli apostoli e il loro insegnamento tramandati una volta per
sempre nella Bibbia.
7.
Nulla da dire sul "natale" come festa civile.
In molti Paesi ormai il Natale non è altro che una festività civile (non si
lavora, festività pagata). Una situazione paradossale è quella giapponese. In
questo Paese (dove la religione della maggioranza non è certo il cattolicesimo)
si è iniziato da qualche anno a festeggiare il Natale. Si ripete la formula
inglese "merry Christmas" (che letteralmente significa "felice messa di
Cristo"), ma nessuno sa chi mai fosse questo "Cristo"!
Purtroppo anche da noi non molti sanno e apprezzano chi è realmente il
Cristo Gesù del Vangelo!
Consideriamo infine che:
1.
lo scambio formale (spesso
solo formale) di auguri iniziò nel 1860;
2.
lo scambio di doni risale
all’uso romano: all'antica festa dei Saturnali (mitica età del dio Saturno,
mitica era di felicità, pace, fratellanza...) molto sentita nella Roma pagana (
si svolgeva dal 17 al 19 dicembre, poi spostata al 25 dicembre);
3.
la generosità è una cosa buona,
senza sciupare e senza eccessi (Atti 20,35); per i poveri dovrebbe essere
“natale” ogni giorno dell’anno!
4.
non eccedere nel mangiare (1
Pietro 5,8); non umiliare chi ha di meno (1 Corinzi 11,21);
5.
«i poveri li avete sempre con
voi»: Gesù dice «sempre», non solo a Natale (Matteo 26,11).
6.
l’albero di Natale risale al
paganesimo tedesco: il frassino Yggdrasill (fa parte di simboli e leggende
mitologiche celtiche, poi riprese dal nazismo).
[Per l’albero nella Bibbia v. Apocalisse 22,2 (qui si riferisce a Gesù
Salvatore); Salmo 1,1-3 (si riferisce alla persona che segue il consiglio di
Dio) ; Matteo 7,19 (l'albero, cioè la persona, si riconosce dal frutto che
porta)].
Conclusione e invito cordiale
Conoscere Cristo Gesù tramite il Vangelo è un'esperienza che può portare luce e salvezza anche nella tua vita. La nostra esistenza, che passa così in fretta e che spesso sembra così priva di scopo, può assumere il suo valore più vero proprio grazie a Cristo Gesù.
Ma occorre conoscere questo grande Maestro e il suo amore immenso, per imparare a confidare in lui. Per questo invitiamo anche te a incontrarci per conversare assieme delle cose grandi che Dio ha promesso a coloro che lo amano. Coraggio nel Cristo Gesù vivente!
[1] Fr. Jurgensmeier, Il corpo mistico di Cristo, ed. 4, Brescia, 1945, pp. 141-43. È appunto con tale cambiamento della pietà liturgica che l’interesse del cristianesimo si spostò pure su Maria, che a Cristo aveva dato la vita terrena. Prima, Maria non poteva trovare posto accanto a Cristo glorificato, che era divenuto tale indipendentemente da lei.